Covenant Protestant Reformed Church
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Cristo il Fine della Legge

Herman Hoeksema

 

(Capitolo 64 di: Herman Hoeksema, Righteous by Faith Alone: A Devotional Commentary on Romans [Giusti per Sola Fede, un Commentario Devozionale a Romani], ed. da David J. Engelsma, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 2002)

Romani 10:4

Perché Cristo è il fine della legge per la giustizia per chiunque crede.

E’ essenziale, per la corretta comprensione di questo verso, che vediamo chiaramente in connessione a cosa è scritto. L’apostolo introduce questo verso con la congiunzione Perchè. "Perché Cristo è il fine della legge per la giustizia per chiunque crede." Perché esprime il fatto che l’apostolo fornisce una ragione per ciò che ha detto al verso precedente, dove l’apostolo ha scritto: "Perché essendo ignoranti della giustizia di Dio, e volendo stabilire la loro propria giustizia, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio." La connessione è questa: Al verso 3 l’apostolo parla della possibilità per i Giudei dell’antica dispensazione di ottenere la giustizia di Dio. Egli sta parlando della giustizia che Dio prepara per il Suo popolo in Cristo e che essi ricevono per fede. L’Israele carnale non voleva questa giustizia, o piuttosto, non si sottomettevano ad essa. Essi andarono in una direzione differente, vollero stabilirsi una giustizia loro propria con le opere della legge.

Ciò fa sorgere la domanda: potevano fare altro? Potevano i Giudei nell’antica dispensazione fare qualcos’altro invece di cercare di stabilire la propria giustizia osservando la legge? Oppure non vi era nessuna altra via per loro per sottomettersi alla giustizia se non in Cristo? L’apostolo risponde che vi era una via, perché anche nell’antica dispensazione Cristo era il fine della legge.

 

Di Cosa Cristo è il Fine

Quando l’apostolo parla della legge, egli ha in mente l’intero codice Mosaico di ordinanze, precetti, e statuti. Egli ha in mente tutte le istituzioni dell’antica dispensazione, la legge per come fu data ad Israele dal Monte Horeb. Dobbiamo tenere a mente questo, altrimenti porteremo nel testo un’idea che l’apostolo non aveva. Dobbiamo fare distinzione tra la legge morale (il decalogo, la legge dei dieci comandamenti) e tutte le altre ordinanze e precetti. Di certo l’apostolo include la legge morale. Il decalogo è incluso. Infatti, la legge dei dieci comandamenti fu data dal Monte Sinai per prima. Non soltanto fu data per prima, ma fu anche data in un modo caratteristico: sue due pietre. In questo modo fu dichiarato ad Israele in modo enfatico che il decalogo era il cuore della legge data per mezzo di Mosè. Senza di esso, le altre leggi non potevano essere osservate. Se la legge dei dieci comandamenti non era osservata, ma si fosse provato ad osservare le altre ordinanze, si diveniva un’abominazione davanti al Signore. Se qualcuno uccideva, commetteva adulterio, e rubava, ma poi andava al tempio a portare sacrifici ed osservava i sabbath, i giorni festivi, e le nuove lune, diveniva un’abominazione davanti al Signore. Ciò è così ancora oggi. Se camminiamo nel peccato, mentiamo, rubiamo, uccidiamo, e commettiamo adulterio, ma allo stesso tempo siamo molto diligenti nell’andare in chiesa, nel darvi i nostri doni, nell’aderire alla verità Riformata, siamo abominevoli davanti al Signore. Allora siamo degli ipocriti.

Tuttavia, l’apostolo non sta pensando soltanto alla legge dei dieci comandamenti. Egli sta pensando anche a tutte le altre ordinanze e precetti di Israele: ai precetti del tempio, alle offerte, ai sacrifici, ai lavaggi, a tutte le cerimonie. La vita di Israele era limitata da precetti in tutto ciò che faceva. Ad Israele era detto in dettaglio come doveva servire il Signore: cosa portare, come portarlo, quando portarlo, e dove portarlo. Per Israele la via era segnata passo per passo.

Per noi non è più così. Noi siamo liberi. A noi non ci è detto in che modo dobbiamo venire in chiesa, ciò è lasciato alla discrezione del popolo di Dio. Siamo liberi quanto alla frequenza con cui venire in chiesa, anche se non dovremmo farlo una volta ogni tanto, ma il più spesso possibile. Ma noi non abbiamo una via tracciata. Nell’antica dispensazione non potevano fare come ci piaceva. Nella nuova dispensazione possiamo fare come ci piace, purché vogliamo piacere a Dio.

Qual era il significato della legge per Israele? La legge richiedeva stretta ubbidienza. Se chiedete: "I Giudei potevano essere salvati se non osservavano la legge?" la risposta è no. Nella nuova dispensazione non possiamo essere salvati se non diamo ascolto al vangelo. Similmente, i Giudei non potevano essere salvati se non andavano al tempio. Questo è il motivo per cui quando esso veniva distrutto era un evento così terribile. I Giudei dovevano andare al tempio. Essi dovevano andare dal sacerdote e chiedergli di offrire un sacrificio per loro. Questo è il motivo per cui se i sacerdoti erano uomini carnali era qualcosa di terribile. Ciò era terribile tanto quanto—no, più terribile che—avere sul pulpito un predicatore modernista. Di un predicatore modernista ci possiamo sbarazzare, ma essi non potevano sbarazzarsi del sacerdote, anche se era carnale. Essi non potevano stabilirne uno, e non potevano sbarazzarsi di lui. Tuttavia, anche nonostante tutto questo, il figlio di Dio nell’Antico Testamento doveva osservare la legge.

La legge richiedeva stretta ubbidienza. La legge avrebbe detto a tutti quelli che la osservavano: "Sei giusto." La legge diceva: "Fai questo, e vivrai." Ciò voleva dire: "Osservami, e sei giusto." Questo è tutto quello che la legge poteva fare. Ciò non significava che dovevano osservare i precetti esterni, in modo da osservare la legge solo in senso esterno. Anche allora la legge richiedeva: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, e mente, ed anima, e forza." Da questo dipendevano la legge e i profeti. La legge diceva: "Fai questo e vivrai." D’altro canto, diceva: "fallisci nel fare questo, e sei maledetto."

Vi era qualche speranza per i Giudei nell’Antico Testamento? La risposta è che non vi era salvezza nell’osservanza della legge, che doveva essere osservata perfettamente. In questo modo non vi era salvezza per Israele come non ve n’è per noi. Ovviamente, ciò era impossibile. Ma si supponga per un momento che fosse stato possibile, e che qualcuno avesse osservato la legge, non meramente in un modo esterno, ma realmente. Se avesse osservato la legge, sarebbe stato salvato? No, perché la legge non poteva fare espiazione per la sua natura peccaminosa o per qualsiasi opera peccaminosa che possa aver commesso. Non vi era salvezza nella legge.

Né il proposito della legge poteva essere che se il Giudeo avesse osservato la legge cerimoniale sarebbe stato salvato. Proprio questo era l’errore che faceva. Egli guardava alla legge come ad un mezzo col quale farsi strada nella giustizia, ma ciò non poteva essere fatto. Il sangue di tori e capri non poteva fare l’espiazione. Se i Giudei fossero andati dal Signore col loro sacrificio, il Signore avrebbe detto: "Quel toro è mio."

Vi era, allora, una qualche via di salvezza per i Giudei nella legge? L’apostolo risponde di sì, perché anche allora Cristo era "il fine della legge per la giustizia per chiunque crede."

 

In Che Senso Cristo è il Fine

L’interpretazione usuale di "fine" è che Cristo ha posto fine alla legge. Secondo questa spiegazione, data quasi da tutti i commentatori, vi è una netta differenza tra l’antica dispensazione e la nuova dispensazione. Nell’antica dispensazione la legge era la base della giustizia, nella nuova dispensazione la base della giustizia è il vangelo. Nell’antica dispensazione la Parola di Dio era: "Fai, e sei giusto." Quando Cristo venne, Egli portò a termine la dispensazione in cui la legge era la base della giustizia, egli introdusse la dispensazione della giustizia per fede.

Questa spiegazione, tuttavia, non tiene conto del contesto. Anche nell’antica dispensazione uomini e donne erano giusti per fede. La differenza non è che nell’Antico Testamento erano salvati per opere, mentre nel Nuovo Testamento siamo salvati per fede. Questa non è Scrittura, specialmente se letta nel contesto. Il significato del testo, quindi, non è che Cristo pose fine alla dispensazione in cui la legge era la base della giustizia. La legge non era mai stata la base della giustizia. Inoltre, non fu Abraamo salvato per fede? Non era la circoncisione il sigillo della giustizia della fede [Romani 4:11]?

Né il testo vuole dire che Cristo adempì la legge. Questo non è il significato della parola fine. Di certo, Cristo adempì la legge, e la adempì in un modo tale che siamo giusti prima che cominciamo a fare qualsiasi cosa per quanto attiene la nostra giustizia. Noi siamo giusti per cominciare. Cristo adempì la legge, ma non vi pose fine. Come avrebbe potuto mettere fine a: "Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, e il tuo prossimo come te stesso?"

Il significato di fine è differente. Fine qui ha lo stesso significato di quando parliamo del fine che abbiamo in vista. Il fine è l’oggetto, lo scopo, che abbiamo in vista. Quando diciamo che facciamo qualcosa con un fine in vista, intendiamo dire che tutto ciò che facciamo ha come scopo quell’oggetto. L’apostolo insegna che l’oggetto che la legge aveva in vista era Cristo. Le cerimonie, il tempio, l’altare, il sacerdote, i sacrifici, avevano tutti Cristo in vista.

Ciò era chiaro ai Giudei, specialmente quando i profeti interpretavano la legge. Quando i Giudei portavano i loro sacrifici al tempio ma non lo facevano con fede, non ottenevano la giustizia della legge. Ma quando portavano i loro sacrifici e guardavano al fine, erano salvati. Essi erano salvati non per opere, ma per fede in Colui che era il fine della legge. Il verso 3 ci dice che i Giudei: "ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria giustizia, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio." Perché? "Perché Cristo è il termine della legge per la giustizia per chiunque crede." Non vi è mai stata una dispensazione della legge senza il vangelo. La legge dell’Antico Testamento era anche vangelo. La legge puntava a Cristo. Quando il fine fu realizzato, la legge fu tolta di mezzo. In questo senso non vi è più legge. Nella legge dell’Antico Testamento il vangelo puntava in avanti e faceva guardare il popolo in avanti con speranza. Ma dobbiamo capire questo: i salvati, sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo Testamento, sono giusti per fede.

"Giusto" significa che in tutto il nostro essere, natura e cammino siamo in armonia con Dio secondo il giudizio di Dio. Dio ci giudica sempre. Noi non stiamo per andare in giudizio. Noi siamo nel giudizio. Noi siamo giudicati ogni giorno, costantemente. Dio è il Giudice. Noi siamo giusti quando Dio ci dichiara essere in armonia con i Suoi precetti. Ma quando leggiamo della giustizia nel vangelo, significa di più. Giustizia nel vangelo significa anche che Dio ci reputa degni di qualcosa di più. Significa che Dio ci reputa degni della vita eterna. Questa è la giustizia del vangelo. Dio disse ad Adamo: "Fintanto che rimani giusto, puoi rimanere in paradiso." Ma in Cristo vi è un’altra giustizia. In Cristo vi è una giustizia secondo la quale siamo ritenuti degni della vita eterna. E’ questa giustizia che è intesa quando l’apostolo dice che Cristo è il fine della legge per la giustizia.

 

Per Cosa Cristo è il Fine

La parola giustizia, nell’affermazione "Cristo è il fine della legge per la giustizia" è connessa a Cristo. Giustizia non è connessa a legge. Il testo non intende dire che Cristo è il fine della legge di giustizia. Cristo è la giustizia. Cristo è il fine, lo scopo a cui l’intera legge punta come nostra giustizia. La ragione per cui Dio ci dichiara giusti è Cristo. Noi sappiamo questo. E tuttavia io penso che non lo sappiamo. Faremmo bene a ripeterlo costantemente: Cristo è la nostra giustizia, e Cristo soltanto. Se voi chiedete, in questo senso: "Cosa dobbiamo fare per essere giusti?" la risposta è: "Niente!"

"Non possiamo fare niente che piace a Dio, e che ci renderà giusti?" La risposta è no.

"Non ci rende più giusti il fatto che facciamo buone opere?" La risposta è no.

La nostra giustizia è perfetta. Cristo è la nostra giustizia. La nostra propria giustizia non è nient’altro se non ingiustizia. Cristo è la nostra giustizia. Quando il Fine della Legge venne, Egli la adempì tutta per chiunque crede.

Se chiedete: "Non devo fare niente per essere giusto?" io vi rispondo che dovete credere. Da un lato, l’apostolo limita quelli che sono giusti. Non è che nell’antica dispensazione tutti i Giudei erano giusti. Essi dovevano credere. Allo stesso tempo, però, l’apostolo estende la sfera dei giusti, essa si estende a tutte le nazioni, e si estende a tutti quelli che credono.

La fede è la potenza per la quale affondiamo la nostra radice in Cristo e per la quale traiamo da Lui le benedizioni della salvezza. Allora noi confessiamo: "Non vi è niente in me. Cristo è la sola base; ogni altra base è sabbia molle." E per fede io confesso che Cristo è il fine della legge per me.

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