Covenant Protestant Reformed Church
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Capitolo II

"Piccole Vipere" o Figli di Dio?

 

Un aspetto importante delle vite che sono abbracciate dal patto è la famiglia dei credenti. Perché i figli dei credenti sono inclusi nel patto.

L’Inclusione dei Figli dei Credenti nel Patto

I figli dei credenti sono inclusi nel patto da bambini, cioè, già alla concezione e alla nascita. Essi ricevono perdono dei peccati attraverso il sangue di Gesù, lo Spirito Santo di santificazione, e l’essere membri di chiesa da bambini. Essi sono chiamati ad amare, temere, ed ubbidire Dio, da bambini. Perché essi hanno Dio come loro Dio, e loro sono il Suo popolo, come bambini. Quindi, essi hanno pieno diritto al battesimo. I genitori devono presentarli per il battesimo. E la chiesa che desidera mantenere la pura amministrazione dei sacramenti per come istituiti da Cristo deve fare in modo che siano battezzati.

Questa è un’importante caratteristica della centrale dottrina del patto. E’ importante per i figli. Sono essi figli di Dio o del diavolo? E’ importante per i genitori. Noi amiamo i nostri figli e consideriamo la loro educazione come uno dei compiti più importanti delle nostre vite. Possiamo considerare i figli come figli di Dio? O siamo obbligati a considerarli come "piccole vipere" di Satana, come devono fare tutti quelli che negano che i figli sono inclusi nel patto e come fecero certi teologi Calvinisti come Jonathan Edwards? L’inclusione dei figli nel patto è importante per la chiesa. La chiesa chiede: sono essi membri della chiesa o si trovano al di fuori? La chiesa ha una chiamata nei loro confronti, di nutrirli e proteggerli come agnelli del gregge di Cristo, o forse essi non sono nient’altro che pagani, piccoli pagani di certo, ma tuttavia pagani come tutte le altre persone empie che la chiesa dovrebbe evangelizzare?

Ma sopra tutto, il luogo dei figli nel patto è importante per Dio. Egli disse, al principio della storia del patto con Abraamo: "Io stabilirò il mio patto tra me e te e la tua discendenza dopo di te nelle loro generazioni … per essere un Dio a te, e alla tua discendenza dopo di te" (Genesi 17:7). Egli ispirò l’apostolo, il giorno stesso che il patto divenne nuovo, a proclamare come vangelo: "la promessa è a voi, e ai vostri figli … a quanto il Signore nostro Dio chiamerà" (Atti 2:39). Rimproverando la sua moglie infedele, Giuda, Dio esclama, come un marito e padre addolorato: "E’ questa tua prostituzione una cosa da poco che hai ucciso i miei figli?" (Ezechiele 16:20-21). In Malachia 2:15 Dio condanna il divorziare che era prevalente in Giuda perché il divorzio mette a rischio la "pia discendenza." Ed ancora oggi il Dio immutabile odia il divorzio nella comunità di patto perché è distruttivo per i figli che, come figli di patto, sono i Suoi figli.

Quanto importante sia l’inclusione dei nostri figli nel patto per Dio è mostrato nel Nuovo Patto dal comando di Cristo: "Lasciate che i bambini [infanti] vengano a me … perché di tali [infanti di credenti] è [costituito] il regno di Dio" (Luca 18:16). E’ mostrato anche dalla attenta provvisione che Dio fa per i figli come membri della congregazione: "Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore … e, voi padri, non provocate i vostri figli ad ira, ma educateli nel nutrimento ed ammonizione del Signore" (Efesini 6:14).

Qui la Fede Riformata, ovvero il Calvinismo, si separa da tutti i Battisti. Ogni Battista erra seriamente per quanto riguarda una vitale verità della centrale dottrina del patto nella Scrittura. Ogni Battista sostiene che i figli dei credenti sono pagani perduti al di fuori della chiesa, senza differenza coi figli dei non credenti. La pubblicità che una chiesa Battista ha posto in un giornale concernente la santità superiore dei bambini nella congregazione, la loro obbedienza all’autorità e la loro libertà dall’ubriachezza e dalla fornicazione, etc., è una pubblicità ingannevole. Non vi sono bambini in quella chiesa. Ogni chiesa Battista nega ad ogni bambino di esser membro. Soltanto le pecore appartengono al gregge Battista, e non anche degli agnelli. L’entrata nella chiesa è ristretta a coloro che sono cresciuti e che sono in grado di fare confessione della loro fede. Qualsiasi giovane che si unisca alla chiesa Battista lo fa non come bambino figlio di credenti ma come individuo maturo. La chiesa battista non lascerà che i piccoli bambini vadano a Cristo, ma glielo proibisce.

Tra le altre implicazioni di questo tetro insegnamento e pratica vi è quella della mancanza di alcuna base di speranza di elezione e salvezza di figli di credenti che muoiono nell’infanzia. In verità, vi è ogni ragione per credere che essi periscono. Essi sono, secondo i Battisti stessi, al di fuori della chiesa e patto di Dio, e al di fuori della chiesa e del patto di Dio non vi è salvezza.

Alla luce della nostra confessione dell’inclusione dei figli dei credenti nel patto (sulla quale cosa non vi è disputa tra il popolo o le chiese Riformate), dobbiamo rispondere ora alla domanda, cosa intendono esattamente la Scrittura e le confessioni Riformate quando dicono che i nostri figli sono inclusi nel patto?

I credi Riformati sono chiari ed enfatici sul fatto che i figli dei credenti sono inclusi nel patto di Dio. Il Catechismo di Heidelberg insegna che gli infanti devono essere battezzati "poichè essi come gli adulti appartengono al Patto di Dio e alla Sua Comunità, ed a loro, non meno che gli adulti, viene promesso nel sangue di Cristo la redenzione dai peccati e lo Spirito Santo, che opera la fede."1

La Formula Riformata per l’Amministrazione del Battesimo, assicura i genitori credenti e la congregazione che "i nostri piccoli bambini … sono … ricevuti in grazia in Cristo." Essa insiste, facendo appello in modo incisivo e potente all’unità del patto nell’antica e nella nuova dispensazione, che "gli infanti devono essere battezzati come eredi del regno di Dio e del Suo patto." E la preghiera di ringraziamento pone sulle labbra Riformate le seguenti parole di lode, gioia, e conforto: "Tu hai perdonato a noi e ai nostri figli tutti i nostri peccati, attraverso il sangue del Tuo amato Figlio Gesù Cristo, e ci hai ricevuti attraverso il Tuo Santo Spirito come membra del Tuo unigenito Figlio." Nel voto fatto al battesimo, i genitori confessano che essi credono che "sebbene i nostri figli siano concepiti e nati nel peccato, e quindi sono soggetti ad ogni miseria, sì, alla condanna stessa, tuttavia essi sono santificati [I miei figli, Ezechiele 16:21. Essi sono santi, I Corinzi 7:14] in Cristo, e quindi, in quanto membri della Sua Chiesa, dovrebbero essere battezzati."

La questione riguardante cosa ciò significhi è occasionata dal fatto incontestabile che non tutti i figli dei credenti sono salvati. Sia i genitori che la chiesa fanno esperienza del duro e doloroso dato di fatto che alcuni dei nostri figli crescono e si manifestano empi, increduli, e disubbidienti, e periscono. Dio non è il loro Dio, ed essi non sono il Suo popolo. La Scrittura ci prepara per questa che tra tutte è la più amara delle tristezze genitoriali ed ecclesiastiche. Abraamo aveva un nipote, Esaù, che era un reprobo profano (Genesi 25:19-34; Romani 9:6-13; Ebrei 12:16-17). Deuteronomio 21:18-21 prescrive la procedura con la quale i genitori israeliti di figli ghiottoni, ubriachi, ribelli, e cocciuti dovevano portare questi figli agli anziani per essere scomunicati e lapidati. Ebrei 10:29 parla del figlio battezzato di credenti nel tempo del nuovo patto che calpesta il Figlio di Dio, conta il sangue del patto col quale è stato santificato una cosa profana, ed insulta lo Spirito della grazia.

Non possiamo presumere che tutti i nostri figli sono rigenerati ed eletti. Presumere questo è contrario alla Scrittura e all’esperienza. Né i genitori possono essere amareggiati per questo. Perché è per pura misericordia che qualsiasi dei nostri figli è salvato.

Ma cosa intende la Fede Riformata con l’inclusione dei figli dei credenti nel patto di Dio?

La prima spiegazione è che a motivo della loro posizione privilegiata in una casa Cristiana e nell’atmosfera della chiesa, questi bambini hanno maggiore probabilità di essere convertiti di quella che hanno i figli dei non credenti. Di fatto i figli sono non salvati e devono essere considerati come tali fino al tempo in cui diano evidenza di fede, ma essi si trovano in una posizione migliore per essere salvati rispetto a quella di altri bambini. Questa era la veduta di alcuni Puritani e di Jonathan Edwards. E’ la veduta di molte chiese Riformate al giorno d’oggi, incluse le Chiese Riformate Libere del Nord America e le Congregazioni Riformate Nederlandesi degli Stati Uniti e del Canada.2

Questa veduta deve essere rigettata. Primo, non rende giustizia al linguaggio della Bibbia o dei credi Riformati. Dio non pone meramente i figli dei credenti in una posizione più avvantaggiata, così da rendere più probabile che saranno salvati, ma Egli stabilisce il Suo patto con loro, così da essere il loro Dio (Genesi 17:7). Dio dà ai figli la promessa dello Spirito Santo di Gesù Cristo (Atti 2:38-39; Catechismo di Heidelberg D&R 74). Di conseguenza, la chiesa non può considerarli e non li considera come pagani con un vantaggio rispetto agli altri pagani. Piuttosto, la chiesa Riformata li considera, e deve considerarli, come quelli che sono "santificati in Cristo." La Formula Riformata per l’Amministrazione del Battesimo richiede ai genitori credenti di riconoscere che "sebbene i nostri figli siano concepiti e nati nel peccato, e quindi sono soggetti ad ogni miseria, sì, alla condanna stessa, tuttavia essi sono santificati [I miei figli, Ezechiele 16:21. Essi sono santi, I Corinzi 7:14] in Cristo, e quindi, in quanto membri della Sua Chiesa, dovrebbero essere battezzati." Secondo, non è vero che i nostri figli, considerati ora strettamente dal punto di vista della loro condizione naturale, sono in una qualche posizione migliore rispetto ai pagani del mondo. I nostri figli sono per natura morti nel peccato. Una persona morta in una casa Cristiana e nella sfera della chiesa non ha vantaggio rispetto ad una persona morta al di fuori di una casa e della chiesa Cristiana.

La seconda spiegazione possibile del posto dei figli nel patto può essere argomentata in modo più persuasivo. Tutti i figli dei credenti senza eccezione sono nel patto in questo senso, che Dio promette loro tutti la salvezza ed estende a tutti loro il Suo patto di grazia in Cristo. Tuttavia, l’adempimento vero e proprio della promessa, la vera e propria ricezione del patto di grazia, e la vera e propria realizzazione del patto con loro dipende personalmente dal loro credere in Cristo e in questo modo afferrare il patto quando essi crescono. Il patto consiste di promessa e richiesta, la cui richiesta è una condizione che i figli devono adempiere. La promessa da parte di Dio è per tutti senza eccezione. Ma se il figlio non dovesse adempiere la richiesta che egli crede, egli rinuncia alla promessa. Questa è la veduta delle Riformate in Olanda ("liberate"), delle Chiese Riformate Canadesi, e delle Chiese Riformate Americane.3

Il fascino di questa veduta è che pone tutti i nostri figli senza eccezione nel patto. Ciò naturalmente piace ai genitori (anche se l’implicazione di questa veduta è che non soltanto alcuni ma anche tutti i figli possono cadere fuori dal patto, che non è tanto piacevole). Inoltre, sembra fare giustizia al linguaggio della Scrittura e dei credi. Dio disse ad Abraamo, "e alla tua discendenza," non, "e ad alcuni della tua discendenza" (Genesi 17:7). Il Catechismo di Heidelberg insegna che gli infanti "sono inclusi nel patto," non solo alcuni degli infanti.4

Non sono tutti i figli dei credenti battezzati? Non è richiesto che tutti i figli dei credenti siano battezzati?

Nonostante questo, questa veduta è in conflitto con dottrine cardinali della Parola di Dio, dottrine che sono preziose ad ogni uomo e donna Riformata. Il motivo è questo: la promessa ed il patto di grazia di Dio dipendono dall’opera e volontà del bambino peccatore. Il patto e la sua salvezza sono condizionali, dipendenti dalla fede del bambino. Ma ciò si trova in opposizione diametrale all’insegnamento della Scrittura, con riferimento specifico proprio a questo soggetto della salvezza dei figli dei credenti, "Così allora non è da colui che vuole, né da colui che corre, ma da Dio che mostra misericordia" (Romani 9:16). Inoltre, la Fede Riformata ha confessionalmente rigettato la nozione che la fede sia una condizione per la salvezza. I Canoni di Dordt negano che la fede sia "causa o condizione prerequisita" da cui l’elezione e la salvezza dipendono, asserendo piuttosto che l’elezione degli individui "è alla fede."5

Un altro motivo è che questa spiegazione dell’inclusione dei figli nel patto implica in modo definito che la morte di Cristo per alcune persone fallisce di assicurare la loro redenzione. Al battesimo Dio promette a tutti i figli che Egli darà loro il Suo patto e le sue benedizioni sulla base che Cristo li ha lavati tutti nel Suo sangue. La Formula battesimale Riformata basa la promessa dello Spirito Santo sulla morte di Cristo per colui a cui la promessa è fatta: "quando siamo battezzati nel nome dello Spirito Santo, lo Spirito Santo ci assicura, con questo santo sacramento, che Egli dimorerà in noi, e ci santificherà per essere membra di Cristo, applicando a noi ciò che abbiamo in Cristo, ovvero il lavaggio dei nostri peccati." Ma il fatto è che i peccati di alcuni bambini battezzati non sono lavati, ed essi periscono. Così è negata la dottrina dell’espiazione limitata ed efficace, almeno all’interno della sfera del patto. Per quanto riguarda i figli dei credenti, vi è un’espiazione universale ed efficace.

Tuttavia, un altro elemento obiettabile in questa veduta è il suo insegnamento che la promessa di Dio fallisce in molti casi. Dio promette la salvezza ad ogni figlio battezzato di genitori credenti, ma molti di loro non ricevono la salvezza. La parola e promessa di Dio hanno fallito in tutti questi casi. Hanno fallito perché i figli hanno rifiutato di adempiere la condizione della fede, ma il fatto rimane che la parola e la promessa hanno fallito.

L’obiezione basilare a questa veduta di patto, ed è un’obiezione mortalmente seria, è che confligge con il vangelo Riformato della salvezza per grazia sovrana.

La terza spiegazione dell’inclusione dei figli nel patto noi crediamo sia quella della Scrittura. Anche se tutti i nostri figli sono nella sfera del patto e quindi ricevono il segno del patto e sono educati come membri di patto, il patto di Dio, la relazione di amicizia in Gesù Cristo, è stabilita soltanto con i figli eletti. La promessa non dipende dalla fede del bambino, ma la promessa opera la fede mediante la quale ogni bambino a cui Dio fa la promessa riceve la grazia del patto. Sono i figli eletti tra i nostri figli carnali che costituiscono i nostri veri figli, proprio come la discendenza di Abraamo non erano tutti i suoi discendenti fisici, ma soltanto Cristo e coloro che sono in Cristo secondo l’elezione (Galati 3:7, 16, 29).

Le basi che abbiamo per questa spiegazione dell’inclusione dei figli nel patto sono le seguenti.

Primo, soltanto questa veduta si armonizza con la regola della fede nella Scrittura. La misericordia di patto salvifica di Dio è particolare, cioè, per gli eletti soltanto: "Perché egli dice a Mosè, Io avrò misericordia di chi avrò misericordia, ed avrò compassione di chi avrò compassione" (Romani 9:15). La predestinazione fa distinzione non soltanto tra la chiesa visibile ed il mondo, ma anche all’interno della chiesa visibile stessa:

E non solo questo, ma anche Rebecca concepì da un solo uomo, Isacco nostro padre, (infatti, quando non erano ancora nati  i figli e non avevano fatto bene o male alcuno, affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio secondo l'elezione e non a motivo delle opere, ma per colui che chiama), le fu detto: «Il maggiore servirà al minore», come sta scritto: «Io ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù» (Romani 9:10-13).

La salvezza di Dio non dipende mai dalla volontà o azione del peccatore: "Così dunque non è da colui che vuole, né da colui che corre, ma da Dio che mostra misericordia" (v. 16). La morte di Cristo è efficace:

Perché, mentre eravamo ancora senza forza, Cristo a suo tempo è morto per gli empi. Difficilmente infatti qualcuno muore per un giusto; forse qualcuno ardirebbe morire per un uomo dabbene. Ma Dio commenda il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Molto più dunque, essendo ora giustificati mediante il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui. Infatti, se mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio, molto più ora, essendo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. E non solo, ma anche ci vantiamo in Dio per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, tramite il quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione (Romani 5:6-11).

La promessa di Dio è certa per tutta la discendenza: "Quindi è per fede, chè possa essere per grazia, al fine che la promessa potesse essere sicura per tutta la discendenza, non soltanto a quella che è dalla legge, ma anche a quella che è dalla fede di Abraamo, che è il padre di noi tutti" (Romani 4:16).

Secondo, la Scrittura dà proprio questa spiegazione del soggetto esatto che stiamo discutendo. Lo fa in Romani 9. Ciò che interessa a Paolo è che così tanti discendenti fisici di Abraamo periscono alla luce della promessa di Dio ad Abraamo di stabilire il Suo patto con la discendenza di Abraamo (vv. 1-5). La difficoltà principale dell’apostolo non è che dei cari parenti periscono (anche se egli vorrebbe essere maledetto per questi suoi fratelli, v. 3), ma è che potrebbe sembrare che "la parola di Dio è caduta a terra," cioè, che la promessa di Dio ha fallito di stabilire il patto con molti a cui fu data la promessa (v. 6). Ma il fatto è che la promessa non si è dimostrata un fallimento impotente, e ciò nemmeno in un solo caso.

Perché no? Perché la discendenza di Abraamo, a cui la promessa fu data, non fu mai tutti i discendenti fisici di Abraamo. "Perché non sono tutti Israele quelli che sono di Israele, né perché sono la discendenza di Abraamo sono essi tutti figli, ma, in Isacco sarà chiamata la tua discendenza." Cioè, "Non quelli che sono della carne sono i figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come discendenza" (vv. 6-8). Vi è una distinzione tra due tipi di figli del credente Abraamo: figli della carne e figli della promessa. E questa distinzione è determinata dall’elezione e riprovazione, illustrata in modo chiaro dalla storia di Giacobbe ed Esaù (vv. 9-23).

La difficoltà di Paolo è esattamente il nostro problema. Mediante la promessa, Dio include in nostri figli nel Suo patto di salvezza; ma non tutti i nostri figli sono salvati.

La soluzione della Scrittura alla difficoltà dell’apostolo risolve anche il nostro problema. I figli dei credenti a cui Dio promette per grazia di farli membri nel patto non sono tutta la discendenza fisica dei credenti. Piuttosto essi sono i figli di Dio nel mezzo della nostra discendenza. Ed i figli di Dio sono coloro scelti in Cristo. Questi sono coloro che Dio considera la discendenza quando dice: "Io sarà il Dio della tua discendenza." Questi, e solo questi, sono "i figli della promessa." A loro, ed a loro soltanto, è data la promessa. In ognuno di loro la promessa è efficace per operare fede in Gesù Cristo.

Terzo, questa comprensione del luogo dei figli nel patto si trova nella tradizione Riformata. Heinrich Heppe, che ha distillato la tradizione Riformata dai credi e dagli scritti dei teologi Riformati, cita il teologo Riformato del diciassettesimo secolo, J. H. Heidegger, come espressione della veduta Riformata:

Quanto agli adulti, il battesimo esteriore non sigilla la grazia interiore per tutti loro, ma soltanto per coloro che portano nei loro cuori una fede che è altro che finta e la confessa in parole. Nemmeno per tutti i singoli figli di genitori credenti, ma soltanto per gli eletti, è il battesimo il segno della rigenerazione e della grazia spirituale universale. Anche se è giusto e pio nel caso di genitori individuali di questo tipo avere buone speranze in base al giudizio di carità, non è così nel caso di essi tutti.6

Questa è stata una veduta prominente nella teologia Riformata Olandese fin dall’Afscheiding (Secessione) del 1834. Il Prof. C. Veenhof, egli stesso un avvocato della posizione che tutti i figli dei credenti sono nel patto mediante una promessa condizionale, riconosce che la posizione che fa riferire la frase nella formula battesimale "i nostri figli … sono santificati in Cristo" ai figli eletti era forse la posizione dominante nelle chiese della Secessione. Questa era la dottrina di Simon Van Velzen, il teologo di spicco nelle chiese della Secessione.7

Quarto, soltanto questa veduta di patto è in armonia con le confessioni Riformate. La Confessione di Westminster sostiene che la promessa del patto di grazia è particolare ed incondizionale: "promettendo di dare a tutti coloro che sono ordinati alla vita il Suo Santo Spirito, per renderli volenterosi e capaci di credere" (17:2). Nel capitolo sul battesimo, questo credo Presbiteriano insegna che la grazia promessa nel battesimo è strettamente controllata dall’eterna predestinazione di Dio:

… la grazia promessa non è soltanto offerta, ma realmente esibita e conferita dallo Spirito Santo, a quanti (che siano adulti o infanti) questa grazia appartiene, secondo il consiglio della volontà di Dio, nel suo tempo stabilito (28:6).

I Canoni di Dordt restringono la promessa del vangelo e dei sacramenti ai credenti (III/IV:8). Siccome la fede è il dono di Dio agli eletti (III/IV:14), la promessa è per gli eletti. Non può, quindi, fallire (V:8).

In base a nessun’altra lettura l’insegnamento del Catechismo di Heidelberg nella Domanda e Risposta 74 o le affermazioni nella formula battesimale che i nostri figli sono "eredi del regno di Dio e del Suo patto" e che essi sono "santificati in Cristo" sono vere. Se il riferimento è ad ognuno dei figli dei credenti, non agli eletti tra loro, è semplicemente non vero che "viene promesso nel sangue di Cristo la redenzione dai peccati e lo Spirito Santo, che opera la fede" (R. 74), o che essi sono "santificati in Cristo."

Dio realizza il Suo patto nella linea delle generazioni. Egli raduna la Sua chiesa di epoca in epoca dai figli dei credenti. Come ai Puritani piaceva dire: "Dio fa correre la linea dell’elezione nei lombi dei genitori credenti." A motivo dei figli eletti, tutti sono battezzati.

Per altre risorse in italiano, clicca qui.


1 Catechismo di Heidelberg, R 74.
2 Evidenza della popolarità della loro concezione dell’inclusione dei figli nel patto e del battesimo degli infanti è The Case for Covenantal Baptism (Il Caso per il Battesimo di Patto), ed. Gregg Strawbridge (Phillipsburg, N. J.: P & R, 2003). Con qualche rara eccezione, tutti i molti teologi provenenti da molte denominazioni Riformate e Presbiteriane difendono la veduta che tutti i figli di patto battezzati devono essere concepiti come irrigenerati e non salvati fino a che crescano e abbiano un’esperienza di conversione, adempiano una condizione, o credano.
3Vedasi J. Kamphuis, An Everlasting Covenant (Launceston, Tasmania, Australia: Publication Organization of the Free Reformed Churches of Australia, 1985); Jelle Faber, American Secession Theologians on Covenant and Baptism (Pella, Iowa: Inheritance Publications, 1996).
4 Catechismo di Heidelberg, R 74.
5 Canoni di Dordt I:9. Vedasi anche Canoni I:B:3; III/IV:B:6; III/IV:14.
6 Heinrich Heppe, Reformed Dogmatics, 622-623.
7 C. Veenhof, Prediking en uitverkiezing (Predicazione ed Elezione) (Kampen: J. H. Kok, 1959), 66 e a seguire.