Covenant Protestant Reformed Church
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Il Dispensazionalismo: Un Ladro Moderno

Robert C. Harbach

 

Benedizioni Spirituali e Temporali Distinte in Modo Falso

E’ una distinzione del Dispensazionalismo, non della fede Riformata, parlare di benedizioni spirituali e di benedizioni temporali. La distinzione viene fatta perché si crede erroneamente che Dio fa promesse che si applicano a tutti gli uomini senza eccezione, e che Egli ha in serbo benedizioni per tutti gli uomini che se non spirituali, sono temporali. Ma le promesse di Dio sono fatte tutte ed esclusivamente in Cristo. Nessuna di esse può essere di alcun beneficio a coloro al di fuori di Cristo. Non vi è favore di Dio mostrato al di fuori di Cristo. Per dirla più precisamente, non vi è favore da parte di Dio a prescindere dalla Croce. Al di fuori delle misericordie acquistate al Calvario non vi è favore alcuno che viene mostrato agli uomini. Parlare di misericordie speciali nel Calvario e di misericordie comuni al di fuori del Calvario è puro Modernismo. Qualsiasi persona al di fuori di Cristo è al di fuori del favore di Dio. Essi sono, agli occhi di Dio, soltanto oggetti della Sua ira. Non vi è luogo di rifugio o di speranza per alcun uomo eccetto che in Cristo. Se si chiede: "Ma Dio non fa molto del bene a tutti gli uomini, inclusi quelli al di fuori di Cristo, mandando pioggia sui giusti e sugli ingiusti, e riempiendo il cuore perfino dei malvagi con cibo e contentezza?" (Salmo 17:14 ed Atti 14:17). Vero. Ma questi buoni doni non sono benedizioni per il malvagio. Il Signore dice che non lo sono in Proverbi 3:32-35. I giusti godono del Suo segreto, ma i rapaci sono un’abominazione per Lui. "La maledizione del Signore è nella casa dell’empio, ma Egli benedice l’abitazione dei giusti." Coloro al di fuori di Cristo Egli li deride: "ma Egli dà grazia agli umili," non ai malvagi. I saggi parteciperanno alla gloria, ma gli stolti alla vergogna. I buoni doni, secondo questa Parola di Dio, sono comuni, ma non sono benedizioni. I buoni doni sono benedizioni ai giusti, ma per i malvagi sono come cibo dato a manzi preparati per il giorno del macello (cf. Geremia 12:3 con Giacomo 5:5). I doni temporali non equivalgono a benedizioni temporali. Perché le benedizioni non sono temporali, esse sono spirituali. Le cose temporali sono comuni, ma le misericordie sono particolari.

Una delle più grandi promesse di Dio riguardanti l’ordine spirituale più elevato si trovano in Ebrei 13:5, dove leggiamo: "perchè Egli ha detto: ‘Io non ti lascerò, né ti abbandonerò’." Ora, chi concepirebbe che questa promessa è per i Giudei, e non per la Chiesa? Tuttavia a chi fu fatta per prima? Ai Giudei Mosè e Giosuè (cf. Deuteronomio 31:6 con Giosuè 1:5). Ciò prova che vi sono promesse evangeliche nell’Antico Testamento, e che, secondo lo scrittore dell’epistola agli Ebrei, esse sono per la sola Chiesa di tutte le epoche (cf. Ebrei 12:22-24 con 13:5-6 e riferimenti a margine). Ora, non obiettino qui i dispensazionalisti col dire che stiamo "spiritualizzando" in un tal modo che noi Chiesa ci prendiamo tutte le benedizioni della Scrittura e lasciamo le maledizioni ai Giudei e così li derubiamo. Perché tutti i Giudei che hanno che la fede di Abraamo sono con noi partecipi delle stesse promesse. Noi non li derubiamo di niente. Piuttosto, il dispensazionalismo, per sua stessa natura, rende ladri i suoi aderenti, ladri che tolgono ai credenti, cioè alla Chiesa, sia Giudeo che Gentile, del conforto inteso per loro nelle graziose promesse dell’Antico Patto.

 

Promesse Esclusivamente per i Giudei?

Dal momento che i Puritani e i Riformatori erano piuttosto coscienti dei pericoli inerenti a questo sistema interpretativo difettato, sarà molto istruttivo considerare da vicino una condensazione di quanto John Owen scrisse in risposta all’appello che le promesse fatte all’Israele dell’Antico Testamento appartengono esclusivamente ai Giudei.

(Illustrato da Deuteronomio 31:6 con Giosuè 1:5)

"Se si concede qualcosa a questo appello, non conosco una sola promessa che cadrebbe in modo più evidente sotto la potenza di esso che quella che ora stiamo considerando. Essa fu fatta ad una persona in particolare e peculiare, e in un’occasione peculiare, fatta ad un generale o capitano di armate, per quanto riguarda le grandi guerre che doveva intraprendere, in base al comando speciale di Dio. Non può un povero, affamato credente dire: ‘Che ha a che fare questo con me? Io non sono un generale di armata, non ho guerre da intraprendere per comando di Dio. Le virtù di questa promessa senza dubbio sono espirate con la conquista di Canaan, e sono morte con colui alla quale fu fatta!’"

Ma Owen continua col sostenere che "lo stesso amore che è in tutte le promesse, il loro stabilimento in un Mediatore, e il fatto che al credente riguarda ognuna di esse, e ciò in qualsiasi occasione furono date. Questa promessa a Giosuè è qui applicata alla condizione del più debole, rude, e povero dei santi di Dio, ad ognuno di essi, i santi dell’antichità come Abraamo, Isacco, Giacobbe, Davide, e l’intero residuo di coloro che camminarono con Dio nelle loro generazioni. Così possiamo dire apertamente (senza vacillare su questo per incredulità) ‘il Signore è il mio Aiuto’. Questa è una conclusione della fede! Perché Dio disse a Giosuè, un CREDENTE: ‘Io non ti lascerò mai, né ti abbandonerò’ (anche se in un’occasione particolare e con riferimento ad un impiego particolare), ogni credente può dire con audacia: ‘Egli è il mio Aiuto’!"

Non è possibile che dei credenti non siano condotti infallibilmente alla gloria. Tuttavia è possibile che il loro conforto lungo la via sia grandemente turbato. Ciò accade quando la loro fiducia nelle promesse di Dio viene indebolita, oppure rimossa. I veri credenti hanno una fede irremovibile nell’ispirazione divina e verbale della Sacra Scrittura, e nell’inerranza e veracità delle promesse. Non è per niente probabile che essi si sviino su questo punto. Ma vi è una tentazione posta dinanzi a loro, e cioè quella di arrendersi alla sottile persuasione che la grande maggioranza delle promesse di Dio non appartengano affatto ai Cristiani, i quali non sono altro che un popolo "parentesi," ma, siccome furono fatte al popolo nell’Antico Patto, siano proprietà soltanto dei Giudei.

 

Sminuire l’Antico Testamento

Il Dispensazionalismo giunge fino all’estremo di sminuire l’Antico Testamento quanto alla sua importanza e al suo valore. Alcuni dei suoi sostenitori non possono criticare abbastanza coloro che non si limitano interamente al Nuovo Testamento. Ciò viene fatto non da aperti atei, o da risaputi modernisti, ma da chi viene reputato campione di ortodossia, che professa l’ispirazione plenaria della Sacra Scrittura. Così le attente difese del Cristiano possono venire allentate e anche distrutte, senza che ne sia cosciente, meramente perché il ministro sotto la cui predicazione egli si trova, è un uomo fedele ai "fondamentali," ben versato nella Scrittura, e completamente dedicato a Cristo. Quindi quando se ne vengono con la loro "verità dispensazionale," essi "devono avere ragione."

Lo diciamo ancora una volta: il Dispensazionalismo è in molti modi simile al Modernismo, infatti contiene in sè i semi del Modernismo, e non può essere quindi una confutazione adeguata di esso. I modernisti sono come il re Jehoiakim, che col suo coltello tagliava intere sezioni della Scrittura via dal Libro del Patto e le gettava nel fuoco. Gli insegnanti della "verità dispensazionale" hanno spesso richiamato l’attenzione a questi distruttivi "metodi critici" dei Modernisti nel loro modo di maneggiare la Scrittura. La versione del Nuovo Testamento di Thomas Jefferson è un buon esempio di questo metodo pernicioso. Di qui la tendenza a lenire i timori nelle menti degli uditori di quelli che sono considerati "santi espositori della Scrittura" e "insegnanti biblici conosciuti a livello internazionale." La tendenza è di essere impressionati favorevolmente da uomini che "sostengono l’intera parola di Dio" e che denunciano seriamente il "modernismo" ed espongono "l’evoluzionismo." L’inferenza è: di certo quindi siamo in presenza di uomini che possono essere seguiti con fiducia in tutte le loro asserzioni! Tuttavia sia il Dispensazionalismo che il Modernismo producono un’edizione frazionata e ritagliata della Bibbia, in modo che "l’intera Parola di Dio" è difficilmente riconoscibile. Perché i modernisti pretendono che molto dell’Antico e del Nuovo Testamento è spurio, mentre i dispensazionalisti pretendono che molto di entrambi i Testamenti non appartengano a noi. Entrambi rendono gran parte della Scrittura una lettera morta, ritagliandola.

Ovviamente, può essere argomentato che molte promesse furono date ad Israele e quindi non possono avere un riferimento diretto alla Chiesa, che quindi i Cristiani non possono appropriarsi di esse in maniera giusta, nè aspettarsi giustamente il loro adempimento in loro. Ma se fosse così, allora Romani 15:4 non sarebbe vero: "Perché qualsiasi cosa è stata scritta nel passato, è stata scritta per il nostro apprendimento, che attraverso la pazienza ed il conforto delle Scritture potessimo avere speranza." Se alcuni passaggi della Parola di Dio non mi appartengono, come possono confortarmi? Come possono darmi una speranza che apparterebbe soltanto ai Giudei? Cristo venne non per limitare e segregare le promesse, alcune ai Giudei ed alcune ai Cristiani. Egli venne per "confermare le promesse fatte ai padri, e così che i Gentili potessero glorificare Dio per la Sua misericordia" (Romani 15:8-9).

 

Frammentare la Scrittura Partendo da un Punto di Vista Errato

I dispensazionalisti, che considerano alcune vaste aree dell’Antico Testamento avere un contenuto carnale e terreno, accusano i loro oppositori di applicare male a se stessi queste parti perchè le "spiritualizzano." Noi volgiamo questa accusa al contrario, accusandoli di "sezionare" ed "atomizzare" le Scritture, ponendo gli esatti confini di dispensazioni che vengono così ad escludersi a vicenda, e dividendo in compartimenti varie parti della Parola di Dio. Questo metodo erige bordi arbitrari che impediscono alle pecore di Cristo di accedere a larghe porzioni dei verdi pascoli della Sua Parola. Perché, come essi dicono, l’Antico Testamento non contiene "verità ecclesiastiche" e quindi non è per noi, così come non sono per noi i Vangeli e gran parte dell’Apocalisse. Gli ultradispensazionalisti lasciano al Cristiano di oggi non più di qualche epistola di Paolo scritta dalla prigione. Le epistole di Pietro appartengono ad un’epoca a venire ed al residuo giudaico nel grande regno futuro. Il Sermone sul Monte è riservato ai Giudei nel regno milleniale promesso.

Ciò che è fondamentalmente errato del Dispensazionalismo è che esso ha un punto di partenza errato. Essi basano il piano di Dio per le epoche sul loro schema arbitrario e soggettivo di sette dispensazioni. Questo non è "tagliare rettamente la Parola di Dio" ma mettere le Scritture esattamente a testa in giù. Tutte le opere e le vie di Dio, tutta la storia, sono basati sul Patto eterno. Il Suo piano e proposito hanno in vista la realizzazione ultima e completa del Suo patto. Le varie dispensazioni non sono che dispensazioni del patto, parti del grande insieme preordinato. La vita di Dio è essenzialmente ed inerentemente una vita interteistica, trinitariana, pattale. Ognuna delle tre persone della divina trinità concorre all’adempimento del grande disegno del patto, che è sempre stato quello che Dio, in Cristo, dimorasse nella glorificata elezione di grazia nei Nuovi Cieli e Nuova Terra. Le tre Persone sono unite per assicurare la realizzazione di questo disegno. Tutti i loro atti di creazione, provvidenza e grazia furono e sono compiuti per questo fine. Il Padre ha ordinato il Figlio affinchè fosse Dio incarnato, l’unto Mediatore nel Suo ufficio di profeta, sacerdote e re. Lo Spirito Si è impegnato ad applicare efficacemente la redenzione ottenuta da Cristo a tutti i Suoi beneficiari predestinati. Quindi in Cristo Dio ha voluto stabilire, mantenere ed adempiere il Suo patto. Egli ha voluto preparare la via per la sua realizzazione, provvedere di fatto tutte le cose necessarie per quel fine, e garantirne il successo. Ecco il piano di Dio per le epoche. In esso abbiamo un dispensazionalismo biblico, che solo è in armonia con Efesini 1:10.

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