Covenant Protestant Reformed Church
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Capitolo 1

L’Idea della Salvezza per Grazia

 

Voi infatti siete stati salvati per grazia. – Efesini 2:8

L’argomento con i suoi vari aspetti discussi nelle pagine che seguiranno non dovrebbe necessitare di una introduzione per i credenti nel nostro Signore Gesù Cristo. Che noi siamo salvati per grazia, non per opere, e che quindi la salvezza è opera di Dio, non dell’uomo in alcun modo, è una verità che tocca il cuore stesso del vangelo. "Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio" (Efesini 2:8). La dottrina della salvezza per grazia è una di quelle verità fondamentali della fede Cristiana dove una vera conoscenza e corretta comprensione sono di grande importanza per la chiesa di Cristo nel mondo e per il credente singolo. Chi erra su questo punto deve necessariamente avere una concezione sbagliata anche di tutto il resto della dottrina Cristiana e corrompere così la verità su Dio e sull’uomo, sul peccato e sulla redenzione, su Cristo e sulla chiesa. Inoltre, è un argomento di grande significato pratico per il credente, un argomento che non smette mai di suscitare il suo interesse. Egli realizza che esso riguarda il suo solo conforto in vita e in morte; o egli è salvato per sola grazia, o egli deve necessariamente morire. Perciò, egli non si stanca mai di ascoltare il vangelo della salvezza per grazia sovrana proclamatogli ed espostogli in tutte le ricchezze delle sue applicazioni. E crescendo nella conoscenza di questa verità, egli crescerà nella grazia del Signore Gesù.

Per questo, c’è poco da stupirsi che dal più antico periodo della chiesa del Nuovo Testamento questa dottrina abbia occupato un posto di interesse centrale. È stato il tema di milioni di sermoni. Molti volumi sono stati scritti per esporre e difendere questa verità. È il tema di migliaia di inni. È stato spesso l’occasione di dure controversie. Oggi si può udire della salvezza per grazia in sermoni e cantici, dal pulpito e alla radio praticamente ogni giorno. E se forse potrebbe sembrare quasi impossibile dire qualcosa che non è stato già detto centinaia di volte su un argomento così ampiamente battuto, possiamo confortarci con il pensiero che potrà almeno essere possibile ricordare alcune antiche verità in connessione con il nostro soggetto, verità dimenticate o negate ai nostri giorni.

In nostro soggetto, si capisce, è ricco nel suo significato e presenta diversi aspetti. Dire che siamo salvati per grazia esprime la verità che la salvezza appartiene al Signore. Questo dovrebbe essere evidenziato sin dall’inizio. La grazia è di Dio, e Dio è libero e sovrano. Essere salvati per grazia, quindi, significa che la grazia è la sola fonte, la sola spiegazione, la ragione e la base ultime della nostra salvezza, la causa efficiente di tutto ciò che è implicato nell’opera della nostra redenzione e liberazione dal peccato e dalla morte. Noi siamo salvati per sola grazia, senza l’operare o la cooperazione dell’uomo, altrimenti non siamo salvati per grazia affatto. Perciò, chi vorrebbe parlare di salvezza per grazia, costui deve comprendere che sta parlando di un’opera interamente divina. Ma tutte le opere di Dio sono eterne. Quindi, la salvezza per grazia ha la sua origine nell’eternità, e non si può trattare adeguatamente l’argomento della grazia senza considerare la fondamentale verità dell’elezione divina e sovrana: noi siamo scelti per grazia. Perché Dio "ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo, allorché in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo" (Efesini 1:3-4). La grazia è sovrana. Essa è divina e, pertanto, eterna. Dalle inscrutabili profondità dell’eternità scaturiscono tutte le benedizioni spirituali dell’espiazione e della riconciliazione, della redenzione e della liberazione, della rigenerazione e della chiamata, della giustificazione e della santificazione, del perdono dei peccati e dell’adozione a figli di Dio, della preservazione e della perseveranza, della resurrezione dai morti e dalla glorificazione finale. Tutte queste benedizioni della salvezza sono per pura grazia: "Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia" (Romani 9:16). E tutti questi vari aspetti della salvezza per grazia richiedono la nostra considerazione.

Tuttavia, dovremmo considerare bene prima di tutto la domanda generale: cos’è la salvezza? Questa domanda non è affatto scontata. Perché, da un lato, sulla nostra risposta a questo quesito deve necessariamente dipendere la nostra concezione della parte che la grazia ha nella nostra salvezza; e, dall’altro lato, specialmente ai nostri giorni, c’è da dire che la verità concernente la salvezza è distorta e corrotta in più di una maniera.

Salvezza non significa di riforma, inteso come l’avanzamento dell’uomo e del mondo; la salvezza non ha nulla in comune con la nozione moderna della costruzione della personalità. Questa concezione modernista riconosce, si, che l’uomo non è quello che dovrebbe essere. C’è qualcosa di sbagliato in lui e nel mondo che sta producendo. Specialmente ai nostri tempi, l’intera imponente struttura della cultura e della civilizzazione umane minacciano di collassare, come è fortemente sentito. Ma comunque non viene sostenuto che l’uomo è intrinsecamente corrotto. Egli è invece sostanzialmente buono. Ma ha bisogno di una riforma. Dobbiamo applicarci alla riforma dell’uomo, alla costruzione della sua personalità, così come al miglioramento delle sue condizioni. E in questo nobile tentativo dobbiamo prendere Gesù come nostro esempio e rivolgerci ai suoi insegnamenti per il nostro programma di riforma, specialmente al Sermone sul Monte. Se l’uomo solo imparasse a seguire i Suoi passi e ad applicare i Suoi insegnamento a tutta la sua vita e alle sue relazioni, allora sarà salvato. Allora egli imparerebbe a riconoscere che, come Gesù, anche lui è il figlio di Fio; che Dio è un Padre amorevole per tutti e che tutti gli uomini sono fratelli. E diverrebbe così una creatura buona e amante della pace, capace di rendere il mondo presente un regno di Dio nel quale regnerà la giustizia. C’è bisogno di dire che in questa veduta della salvezza non c’è posto per la grazia. Qui la salvezza è l’opera dell’uomo orgoglioso, non di Dio. Ed è del tutto scontato dimostrare che questa filosofia umana non ha nulla in comune con il vangelo Biblico della salvezza!

Tuttavia, non è solo negli ambienti modernisti che si può incontrare una pervadente presentazione della verità della salvezza. Al contrario, anche coloro che apparentemente predicano il vangelo di Cristo, ma nel frattempo presentano una salvezza la cui realizzazione dipende infine dal volere dell’uomo, distorcono la dottrina della grazia sovrana. Secondo questa veduta, la salvezza è come un regalo preparato gratuitamente e graziosamente offerto, ma che uno potrebbe rifiutare o accettare. Oppure è come un gentile invito ad una festa o ad un banchetto, invito che si può accettare oppure declinare. Così al peccatore viene offerta la salvezza, la quale consiste principalmente nella fuga dall’inferno e dall’entrata in paradiso dopo la morte, a condizione che costui accetti Cristo. Questa salvezza è preparata per il peccatore. In sé stesso egli è dannato, degno di morte eterna. Ma Cristo è morto per ogni peccatore, e ha meritato il perdono dei peccati, la giustizia, e la gloria eterna per tutti.

Fin qui è tutto per grazia.

E che il vangelo sia predicato ai peccatori e che questa gloriosa redenzione sia a loro offerta gratuitamente, anche questo è per grazia.

Ma è a questo punto che la salvezza intesa come un’opera di grazia e potere divino termina. Perché, secondo questa veduta, al di là della redenzione meritata da Cristo e al di là della salvezza offerta, la grazia non è né sovrana né efficace: è impotente nel salvare e incapace di liberare dal dominio del peccato e della morte, se non ottiene il consenso del peccatore. Se il peccatore solo accettasse la salvezza che gli è offerta, se solo dicesse, "Accetto Cristo come mio personale Salvatore," allora tutto sarebbe apposto con lui, e la grazia potrà procedere; ma se egli dovesse essere recalcitrante e declinare ostinatamente l’ardente invito ad essere salvato, in questo caso la grazia non potrebbe operare alcunché. Molti predicatori non esitano ad affermare apertamente e arditamente che Dio è impotente nel salvare il peccatore a meno che quest’ultimo non dia il suo consenso, e che Cristo non può fare niente in più di quello che ha già fatto se il peccatore non dovesse permettergli di procedere con la sua opera salvifica. Gesù vuole salvare, ma il suo volere deve naufragare sulla roccia del contrario e refrattario volere dell’uomo. Egli sta alla porta del cuore del peccatore e bussa; ma le chiavi della porta sono all’interno, e il Salvatore non può entrare se il peccatore non apre la porta.

Da questo sorge quella è molto comune forma di predicazione erroneamente chiamata evangelica, la quale raggiunge il suo climax nella ben nota ed estremamente sensazionalistica "chiamata dal pulpito". Ho detto "erroneamente" perché la predicazione evangelica è la predicazione del vangelo; e il vero vangelo non presenta mai un Dio impotente o un Cristo incapace di salvare. Siccome la grazia di Dio è dipendente dalla scelta della volontà del peccatore, ne segue che la persuasione del linguaggio umano, la voce del predicatore, supplicare e pregare, possono assisterlo nel compiere la giusta decisione ed indurlo a lasciare entrare Gesù nel suo cuore!

E così Cristo diventa una parodia!

Sia chiaro, la salvezza è liberazione dall’inferno e dalla dannazione. "Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio dimora su di lui" (Giovanni 3:36). Ma, innanzitutto, la salvezza è molto più che il semplice fuggire dalla punizione e dall’inferno, molto di più di un assegno nella banca del cielo che deve essere riscosso dopo la morte. La salvezza è un prodigio del’Onnipotente, Colui che vivifica i morti e che chiama le cose che non sono come se fossero (Romani 4:17). È un’opera nella quale Dio si rivela a noi nella "efficacia della forza della sua potenza, che egli ha messo in atto in Cristo, risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra nei luoghi celesti" (Efesini 1:19-20). È un’opera non meno divina e anche più gloriosa di quella della creazione. Tutto ciò che è richiesto per rendere del peccatore, morto nel peccato, ripieno di inimicizia contro Dio, il quale maledice l’Altissimo e innalza la Sua ribellione di fronte al Signore del cielo e della terra, un peccatore che cammina nelle tenebre e che odia la luce – dicevo, rendere un tale peccatore un giusto e santo figlio di Dio, che chiede umilmente a Dio cosa Egli voglia che lui faccia, pieno di amore per Dio e che canta per sempre le Sue lodi, e porre questo peccatore ora redento e liberato in comunione vivente con la gloriosa compagnia di tutti redenti e liberati, così che insieme possano costituire una chiesa, una magnifica casa di Dio, un tempio santo nel Signore, a lode e gloria della Sua grazia – tutto ciò appartiene all’opera, alla potente opera di Dio chiamata salvezza!

Inoltre, salvezza per grazia significa che è un’opera esclusivamente divina, assolutamente libera e sovrana, un’opera nella quale l’uomo non ha alcuna parte, un’opera che in nulla dipende dalla scelta della volontà dell’uomo. Come l’opera di creazione appartiene a Dio solo, creazione che Egli realizza senza la cooperazione della creatura, così l’opera della salvezza è esclusivamente un’opera di Dio nella quale l’uomo non ha parte alcuna. Come Adamo visse e fu una creatura attiva, non nel o prima del suo essere creato, ma per virtù di questa meravigliosa opera di Dio, così il peccatore vive, e diventa positivamente attivo, in modo tale che dopo voglia essere salvato ed abbracciare Cristo, non in cooperazione con Dio il quale lo salva ma come una conseguenza del prodigio della grazia operato in lui. La salvezza per grazia implica che la grazia è sempre prima. Vero, chiunque vuole può venire (Apocalisse 22:17), ma il voler venire non precede la grazia ma segue la grazia in quanto frutto della stessa.

Si consideri da quali profondità tenebrose e da quale morte la salvezza liberi l’uomo e verso quali altezze di vita e gloria lo esalti, e giudicate da voi stessi se in qualche fase di questa meravigliosa opera di Dio l’uomo possa essere una parte cooperante con Lui. Popolarmente, la salvezza è stata spesso definita come l’opera di Dio con cui Egli libera il peccatore dal sommo male e lo rende partecipe del sommo bene. Ma quale è il sommo male dal quale la grazia libera il peccatore? Ecco le parole della Scrittura in Efesini 2:1-3: "Egli ha vivificato anche voi, che eravate morti nei falli e nei peccati, nei quali già camminaste, seguendo il corso di questo mondo, secondo il principe della potestà dell'aria, dello spirito che al presente opera nei figli della disubbidienza, fra i quali anche noi tutti un tempo vivemmo nelle concupiscenze della nostra carne, adempiendo i desideri della carne e della mente, ed eravamo per natura figli d'ira, come anche gli altri." Ecco il male dal quale la grazia ci salva!

E cosa significa che, al di fuori della grazia, siamo morti nei falli e nei peccati?

Significa esattamente quello che è dice: che per i nostri peccati noi siamo, per natura, morti a Dio e alla giustizia, morti ad ogni buona opera, proprio come il corpo nella tomba è morto ad ogni sorta di attività. Significa che, fuori dalla grazia, siamo interamente incapaci di fare alcun bene, o anche solo di pensare e volere qualcosa che piaccia a Dio. Siamo legati dall’interno con indistruttibili ceppi di tenebre e corruzione. Siamo schiavi del peccato, volontariamente schiavi per la precisione, ma tuttavia schiavi, avendo amato le tenebre piuttosto che la luce. E questa morte spirituale ed etica e l’ira stessa di Dio su di noi: la punizione per il peccato. Questo perché noi siamo figli d’ira dalla nostra nascita, colpevoli e dannabili a causa della trasgressione di Adamo. E giornalmente possiamo solo incrementare la nostra colpa e dannazione.

Tale è la nostra miserabile condizione! C’è un debito che non potremmo mai pagare, e nemmeno ci interessa pagarlo. C’è un potere di corruzione dal quale noi non potremmo e non vogliamo liberarci. C’è ira e dannazione dalle quali non potremmo mai sfuggire, e nemmeno ci importa farlo, e non ci sforziamo di farlo: perché noi siamo nemici di Dio, e la mente carnale è morte!

In questa orribile profondità di miseria, la grazia trova il peccatore.

Pensate che il peccatore sia capace o disposto a cooperare con Dio per la sua salvezza, o che un appello emozionale e sentimentale di un predicatore lo convincerà a desiderare la salvezza in Cristo? Lo nego. Prima che la grazia prenda in mano quel peccatore e prima che lo resusciti dalla morte, egli rifiuterà sempre di accettare la salvezza offerta e preferirà la morte alla vita, il peccato alla giustizia, il diavolo a Dio! Egli deve essere salvato per grazia come un miracolo divino!

Inoltre, si consideri verso quali altezze la grazia salvi il peccatore.

Egli è reso partecipe del sommo bene! Ma qual è il sommo bene? È la vita eterna! Si, ma cos’è la vita eterna? È una sorta di stato eterno, carnalmente inteso, di benedizione in un luogo splendido chiamato paradiso? Dio non voglia! Sia chiaro, il paradiso e benedetto e meraviglioso. Ma lo è principalmente perché Dio è li, e Cristo è li, e i santi in Cristo sono li. E l’esser benedetto del paradiso consiste in questo, che esso è la casa di Dio, e che in questa casa noi possiamo soggiornare in comunione con l’Iddio vivente, una comunione che è più intima di quella che il primo Adamo provò: e questo perché essa ha il suo centro nella Parola di Dio incarnata, il nostro Signore Gesù Cristo! Essere i perfetti figli di Dio, conoscere Dio così come noi siamo conosciuti, giusti come Lui è giusto, santi come Egli è santo, amati e diletti per sempre, guardandolo faccia a faccia, e avendo in nostro diletto nel compimento della Sua volontà e nell’adempimento dei Suoi precetti, amandolo con tutto il nostro cuore e mente e anima e forza in gloria perfetta e celeste – questa è la beatitudine del paradiso, e questa è la statura di gloria alla quale la grazia ci eleva in Gesù Cristo nostro Signore! Ma pensi forse che per raggiungere questo altura di perfezione possa esserci qualche cooperazione da parte di quel miserabile peccatore appena descritto? O diresti addirittura che il peccatore, un nemico di Dio, brami quella perfetta comunione con Dio, che colui che ama le tenebre sia capace di desiderare quella condizione di luce perfetta ed eterna? Ti dico di no. Egli è salvato per grazia, e per sola grazia, come un miracolo di Colui il quale resuscita i morti e chiama le cose che non sono come se fossero!

Salvati per grazia! Liberati dall’ira, dalla colpa, dalla dannazione, dalla corruzione e dalla morte – tutto per grazia! Rivestiti di giustizia, santità, vita e gloria – per sola grazia! Traslati nella luce, dalla morte alla vita, dalla vergogna alla gloria, dall’inferno al paradiso – tutto per il potere della meravigliosa grazia di Dio! E tutto a causa dell’eterno amore sovrano di Colui il quale sceglie le cose che non sono per ridurre al niente quelle che sono; affinché nessuna carne possa gloriarsi alla Sua presenza!

(Capitolo 1 di: Herman Hoeksema, The Wonder of Grace, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 1982; traduzione italiana: Marco Barone)

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