Covenant Protestant Reformed Church
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Capitolo 3

Riconciliati per Grazia

... siate riconciliati con Dio. – 2 Corinzi 5:20 

La prima parte della meravigliosa opera della salvezza sulla quale poniamo ora attenzione è quella della riconciliazione. Che siamo salvati per grazia significa, prima di tutto, che siamo riconciliati per grazia. Nella stupenda opera della salvezza, Dio rivela Sé stesso come il Riconciliatore, pieno di grazia e verità, ricco in benignità e compassione.

La Scrittura parla molto frequentemente della riconciliazione, non solo indirettamente in tutti quei passaggi che si riferiscono all’espiazione nel sangue di Cristo, ma anche direttamente e usando il termine stesso. "Infatti, se mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio, molto più ora, che siamo stati riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita" (Romani 5:10). 2 Corinzi 5:18-20 è un passaggio ben conosciuto: "Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati a sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione, poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; e noi vi esortiamo per amore di Cristo: Siate riconciliati con Dio." In Colossesi 1:20 ci viene addirittura detto che Dio, avendo fatto pace attraverso il sangue della Sua croce, si propone di riconciliare tutte le cose a Sé, sia che siano cose in terra o in cielo. E così la Parola di Dio continua: "E voi stessi, che un tempo eravate estranei e nemici nella mente con le vostre opere malvagie, ora vi ha riconciliati" (21-22). La riconciliazione è strettamente legata all’espiazione e alla soddisfazione per il peccato, come è evidente da alcuni passaggi come Ebrei 2:17: "Egli doveva perciò essere in ogni cosa reso simile ai fratelli, perché potesse essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per fare l'espiazione dei peccati del popolo."

Da questi passi alcune straordinarie verità ci appaiono insieme.

Prima di tutto, è enfatizzato ovunque che Dio è l’Autore di questa riconciliazione, e che lo è in maniera assolutamente solitaria, senza alcuna cooperazione da parte nostra. Egli è Colui che riconcilia. Noi riconciliamo noi stessi a Dio in nessun senso del termine. Né Cristo da solo, Mediatore di questa opera di Dio, ci riconcilia a Dio. È Dio che ci riconcilia a Sé stesso. Come non abbiamo alcun ruolo nell’opera della creazione, ugualmente non abbiamo parte nell’opera della riconciliazione. Per di più, non solo non abbiamo alcuna parte nella riconciliazione, ma noi non la desideriamo nemmeno, e nemmeno la cerchiamo. Al contrario, da parte nostra abbiamo fatto tutto quello che potevamo per frustrare il piano di redenzione di Dio. Noi siamo stati riconciliati mentre eravamo Suoi nemici! E questa inimicizia contro Dio non si è mai rivelata in tutta il suo orrore se non nel momento stesso in cui Dio ci riconciliò a Sé: fu quando uccidemmo Suo Figlio, e tramite quella stessa morte, Dio ci riconciliò a Sé! Quando eravamo nemici, ci riconciliò a Sé tramite la morte di Suo Figlio, Colui che noi uccidemmo! Di certo noi siamo riconciliati a Dio da Lui stesso, e per pura grazia!

In secondo luogo, Dio ha riconciliato noi a Sé, e non Sé a noi. Non si tratta della riconciliazione di due parti l’una all’altra, ma dell’uomo a Dio. Spesso uno potrebbe leggere o ascoltare che Cristo in quanto Mediatore ci riconciliò a Dio, e riconciliò Dio a noi. Ma questo è un serio errore. La Scrittura non parla mai della riconciliazione di Dio a noi, e nemmeno Egli potrebbe essere riconciliato. Egli stesso è il Riconciliatore, pieno di potente, immutabile amore; è Lui a riconciliarci a Sé stesso.

Terzo, questa riconciliazione è presentata come un fatto compiuto. Non è qualcosa che deve ancora avere luogo, o che viene realizzato col passare del tempo e costantemente: circa diciannove secoli fai, sulla croce di Gesù Cristo nostro Signore, l’opera di riconciliazione fu compiuta una volta per tutte. Mediante la fede, e per grazia, entriamo nello stato di riconciliazione con Dio; ma la riconciliazione stessa è un fatto adempiuto: noi siamo riconciliati a Dio!

Casa si intende con riconciliazione? È quell’opera di Dio tramite la quale i Suoi amati eletti sono traslati da uno stato di inimicizia, estraneità ed ira in uno stato di eterno e immutabile favore e di intimissima amicizia, facendo questo tramite la rimozione della causa di questo estraniamento e cioè del peccato, e tramite lo stabilimento di una giustizia eterna.

Analizziamo ora questa idea della riconciliazione.

Innanzi tutto, la riconciliazione è la restaurazione di una relazione già esistente, sia essa d’amore, d’amicizia, di parentela o di qualche altro tipo. L’effettiva esistenza di tale relazione è presupposta nell’idea di riconciliazione. Questo vale anche tra gli uomini. Non ci si riconcilia tra estranei. Non c’è un legame tra loro; non c’è mai stato, e perciò nessun legame tra di loro può essere restaurato. Si può parlare di riconciliazione tra marito e moglie, tra i quali esiste il sacro vincolo del matrimonio, quando si separano per qualche motivo; oppure della riconciliazione di amici che sono stati in contrasto per un periodo; oppure di riconciliazione di un servo con il suo padrone, o del suddito con il suo re. È sempre compreso una relazione, o un legame di amicizia e amore. Vale lo stesso per l’opera di riconciliazione di Dio. Essa presuppone l’eterna relazione pattale d’amore e amicizia nella quale Dio entra con il Suo popolo, una relazione radicata nel Suo eterno proposito di elezione. La relazione di patto non può mai essere distrutta per la semplice ragione che essa dipenda unicamente da Dio. Dio ama il Suo popolo con un amore eterno ed immutabile. Egli non cessa mai di amarlo. Non importa cosa le persone del Suo popolo possano fare o diventare. Egli continua ad amarle. Anche se i loro peccati fossero come scarlatto, e rossi come porpora, Egli continuerebbe ad amarli, e li ristorerebbe nel Suo favore e legame. Egli può arrabbiarsi con il Suo popolo in giusta ira per un momento, ma anche nella sua ira Egli li ama. Egli è come un marito che ama e rimane fedele a sua moglie, non importa quanto lei sia adultera; o come un padre che, a prescindere da quanto pesantemente suo figlio abbia peccato contro di lui, continua ad amarlo e lo accoglierà nel caso dovesse ritornare. Se non fosse così, come potrebbe Dio essere il riconciliatore? La riconciliazione è un atto di amore infinito, di grazia illimitata, e di misericordia abbondante. Dio ama il Suo popolo quando questi era Suo nemico. La riconciliazione presuppone l’eterno legame pattale di Dio con il Suo popolo, legame che si poggia in Dio, l’Io Sono, il Fedele e il Verace!

Secondo, la riconciliazione implica che le parti da riconciliare sono in contrasto a causa di qualche colpa di una delle due o di entrambi. La relazione è temporaneamente disturbata. Non può funzionare adeguatamente perché qualcosa è intervenuto nel rendere impossibile l’esercizio d’amicizia e d’amore. Si è verificata una separazione. Una della parti nel patto matrimoniale era infedele, ha commesso adulterio; oppure un figlio ha peccato contro suo padre e vive in quel peccato; l’amico ha offeso un altro amico. Lo stesso è vero della relazione tra Dio e il Suo popolo. Egli lo ha creato a Sua immagine e lo ha portato nel suo patto benedetto in Adamo. Perché Adamo era l’amico di Dio, rivestito di giustizia, l’oggetto del Suo favore. Egli conosceva il suo Dio ed era da Lui conosciuto. Amava il suo Dio ed era da Lui amato. Camminava e parlava con Dio ed era da Lui benedetto. Ma in Adamo e tramite lui tutta l’umanità ha violato il legame pattale, e con essa anche gli eletti di Dio. Essi peccarono e divennero colpevoli, diventarono l’oggetto della giusta ira di Dio, folli e corrotti, nemici di Dio. Ed essendo nel peccato e nella morte, non possono essere amici del patto di Dio. A causa del peccato sono alienati, e hanno rinunciato al diritto del favore e dell’amore di Dio. La relazione pattale è stata violata e turbata. Dio è terribilmente adirato con il Suo popolo nel suo peccato, ed essi sono in sé stessi degni di morte e dannazione!

Terzo, se il legame d’amicizia e amore è turbato, esso deve essere restaurato e la causa di questa spaccatura deve essere rimossa. Tra gli uomini questo potrebbe avere luogo tramite un pentimento o una confessione da parte di colui che aveva offeso, e con una promessa da parte sua di essere d’ora in poi fedele nella relazione che è stata violata, e con il perdono da parte di colui che è stato offeso. Una moglie adultera potrebbe ritornare da suo marito avendo un cuore straziato, ed essere ricevuta; e se la donna da prova di ravvedimento e di rinnovata fedeltà, la riconciliazione è compiuta. Il figliol prodigo ritorna da suo padre nella cenere e nella polvere, confessando il suo peccato e la sua indegnità, e suo padre lo pone di nuovo al suo posto in casa. Ma con Dio è diverso. Egli non può negare Sé stesso. Egli non può permettere che la Sua sacra legge venga calpestata sotto i piedi con impunità. Non può semplicemente dimenticare e perdonare. Se il Suo legame con il peccatore deve essere restaurato, la causa della separazione deve essere effettivamente rimossa in modo tale da non esserci più. Ma come può essere rimosso il peccato? Come può la colpa per il peccato essere cancellata? Come può il colpevole divenire giusto? Come può l’oggetto dell’ira di Dio essere restaurato nel Suo favore? C’è un modo, ed un modo solo: quello della soddisfazione perfetta! Il peccatore deve espiare il proprio peccato. E l’espiazione per il suo peccato consiste nel soddisfare perfettamente la giustizia di Dio!

Ma in cosa consiste l’espiazione? Cosa può soddisfare la giustizia di Dio affinché la colpevolezza del peccatore sia cancellata ed egli venga dichiarato giusto dinnanzi a Dio? Anche qui, c’è solo una risposta: il peccatore deve gratuitamente e volontariamente, motivato da vero amore per Dio e da vero dispiacere per il suo peccato, portare la punizione per il peccato, cioè la morte eterna! Si badi bene, egli non deve solo portare la punizione e soffrire morte eterna, egli deve farlo volontariamente; il portare la punizione deve essere un atto di tutta la sua anima, mente, volontà, cuore, e forza. Anche i dannati negli inferi soffrono la morte eterna, sebbene non possano mai espiare. Essi sono passivi nella loro sofferenza. Ma colui che vuole soddisfare la giustizia di Dio contro il peccato deve sacrificare sé stesso. Deve essere cosi grandemente motivato dall’amore di Dio fino a cercare l’inferno al fine di poter espiare, fino a porre sé stesso sull’altare della santa ira di Dio. Perché la richiesta di Dio all’uomo è che egli lo ami. E questa richiesta non cambia mai. Anche se l’uomo è diventato l’oggetto della consumante ira di Dio, egli deve continuare ad amarlo. Perciò, soddisfa la giustizia di Dio solo colui il quale è capace di operare questo atto d’amore, tramite il quale egli volontariamente permette di essere consumato per amore della giustizia di Dio.

Ora, è evidente che il semplice peccatore non potrà mai compiere tutto ciò. Per quanto gli riguarda, il suo caso è senza speranza. Nessuna opera buona, ammesso che sia in grado di farne, potrà mai espiare per il suo peccato: e questo perché, prima di tutto, egli è obbligato a farle; e poi, come nessun uomo potrà mai pagare un debito precedente pagando una bolletta corrente, così l’uomo non potrà mai espiare compiendo buone opere. Ma la situazione del peccatore è assai peggiore. Egli è morto nel peccato. Egli non può compiere alcun bene dinnanzi a Dio. Egli giace in inimicizia contro Dio, e la sua natura è così corrotta che egli ama le tenebre piuttosto che la luce. Egli è del tutto disinteressato alla giustizia di Dio. Come potrebbe costui compiere il sacrificio che dovrebbe espiare per il suo peccato? Anche se volesse, non sarebbe capace di reggere la punizione della morte eterna, e completare così l’espiazione, affinché possa vivere. Egli non cerca Dio. Egli non si cura di essere riconciliato con Dio. È chiaro che è un caso senza speranza, e, se costui dovrà essere riconciliato a Dio, è chiaro che non sarà lui a restaurarsi nel favore di Dio. La riconciliazione non può essere dell’uomo: deve appartenere a Dio. Essa non può essere per opere, ma per grazia!

È proprio questa la meraviglia della riconciliazione: Dio ci ha riconciliati a Sé mentre eravamo ancora peccatori! Dio in Cristo stava riconciliando il mondo a Sé stesso. Non cambiate mai questa verità in qualcosa di diverso. Non si dica mai che Cristo ha riconciliato Dio a noi, e noi a Dio. Questo renderebbe Cristo una parte terza tra Dio e noi. E sebbene sia certamente vero che Cristo nella Sua natura umana è il Mediatore di Dio e dell’uomo, questo Mediatore è pienamente Dio! O meglio, Egli è Dio stesso, il Figlio di Dio, eternamente generato dal Padre, dall’eternità nel seno del Padre, Dio di Dio in carne umana! In Lui il braccio potente dell’Iddio della nostra salvezza ci raggiunge nel profondo della nostra morte, al fine di rimuovere la causa di questo estraniamento da Lui, e per restaurare ed elevare ad un più alto, celeste, eterno livello il patto d’amicizia tra Lui e noi.

Questo è il significato della croce: Dio ci ha riconciliati a Sé stesso tramite la morte di Suo Figlio! Lì, Dio ha riconciliato a Sé il mondo, non imputandogli i suoi falli. Lì, Dio stesso, tramite Suo Figlio nella carne, ha soddisfatto la Sua stessa giustizia. Il Figlio di Dio portò il sacrificio che era richiesto per cancellare la colpa del peccato e per rivestirci con una giustizia eterna. Egli ha potuto farlo perché era il santo bambino Gesù, l’Agnello senza macchia, e lo zelo per la casa di Dio lo consumava. Egli poteva farlo e lo fece volontariamente, a motivo dell’amore di Dio, e discese nel più basso inferno per soffrire la punizione per il peccato, per far giungere l’ira di Dio alla conclusione. Egli si pose nel luogo del giudizio, e furono versate su di Lui tutte le fiale dell’ira di Dio contro il peccato. E quando urlò, "È compiuto!", aveva completato il Suo sacrificio, aveva rimosso il peccato, ottenuto giustizia, un fatto che Dio sigillò resuscitandolo dai morti. E Cristo fu capace di reggere questo sacrificio come un’espiazione per il peccato di tutto il Suo popolo perché Dio lo aveva unto per essere il capo della Sua chiesa e per rappresentarli. Egli morì per loro. E siccome non era un mero uomo, ma il Figlio di Dio morto alla croce, la Sua morte è più che sufficiente per eliminare la colpa di tutti i Suoi!

E così il vangelo è il ministero della riconciliazione. Esso proclama che questa riconciliazione è un fatto compiuto: gli eletti sono effettivamente e davvero riconciliati a Dio. Egli ci ha riconciliato! Siamo riconciliai per grazia, per pura, libera e sovrana grazia! Ed è Lui che emette la parola di riconciliazione. Infatti Egli diede agli apostoli il ministero della riconciliazione, e pose la stessa parola di riconciliazione nei loro cuori così che avessero il potere e l’autorità di parlare nel nome di Dio il Riconciliatore, e affinché divenissero ambasciatori di Cristo, come se Dio ci implorasse tramite loro, dicendo: "Siate riconciliati con Dio" (2 Corinzi 5:18-20). Questa parola di riconciliazione è ancora proclamata tra noi, dalle Scritture, e tramite il Suo stesso ministero della Parola tramite i predicatori che Egli stesso ci manda.

Siate riconciliati con Dio!

Questa è la stessa preghiera di Dio! O, grazia meravigliosa!

Per di più, è per la Sua stessa grazia che la Sua stessa preghiera è ascoltata, ed è per Sua grazia se il peccatore torna a Dio il Riconciliatore. Perché è Lui a far si che la parola della riconciliazione possa diventare un forte potere in noi, un fuoco nelle nostre ossa, così che possiamo ravvederci dal peccato nella polvere e nella cenere, e cercare riconciliazione con Dio nel sangue di Cristo!

Viene tutto da Lui, niente da noi!

Colui che si Gloria, si glori nel Signore!

(Capitolo 3 di: Herman Hoeksema, The Wonder of Grace, Reformed Free Publishing Association, MI, USA, 1982; traduzione italiana: Marco Barone)

i Il presente testo è stato redatto nella prima metà del 1900. (N.d.T.)

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