Covenant Protestant Reformed Church
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Dio è Dio

Herman Hoeksema

 

Voi siete miei testimoni,
dice l'Eterno,
che io sono Dio.
ISAIA 43:12

Dio è Dio, Tu dirai, forse, che questo è un truismo. Ma se lo è, è un truismo che deve essere ben enfaticamente ripetuto e fortemente proclamato nel mondo dalla chiesa di Gesù Cristo, specialmente nel mondo di oggi.

Il mondo parla un bel po’ dell’uomo: della potenza e dell’ingegnosità dell’uomo, nei suoi magnifici risultati praticamente in ogni campo della vita, nel suo sviluppo e progresso nel sottomettere il mondo a se stesso e nel suo evidente successo nel rendere questo mondo un posto adeguato e piacevole nel quale vivere. Il mondo parla dell’intrinseca bontà dell’uomo e loda il suo umanitarismo e la sua filantropia. Il mondo parla anche della salvezza dell’uomo, ma anche allora è enfaticamente la salvezza dell’uomo il soggetto della discussione: una salvezza conforme al suo stesso cuore, concepita dalla sua stessa immaginazione. Il mondo parla di Cristo, ma del Cristo dell’uomo, non del Cristo di Dio e delle Scritture. Infine, il mondo parla frequentemente di Dio, perché l’uomo effettivamente è religioso; tuttavia esso è un Dio dell’uomo, un dio che è il prodotto dell’invenzione umana, un dio che ha un posto nel mondo per la grazia dell’uomo, e un dio al quale l’uomo occasionalmente concede il privilegio di essere chiamato, specialmente quando egli è in difficoltà. Ma questo è un dio che non è Dio, per niente. Come il celebre teologo Karl Barth espresse, l’uomo immagina di poter dire "Dio" urlando fortemente "Uomo!" Quindi, tanto più maggiormente urgente diviene la chiamata della chiesa di proclamare che Dio è Dio.

Il supremo e, in un senso, il solo compito della chiesa nella mondo è quello di predicare la parola di Dio. Peraltro, se c’è una parola di Dio che deve essere proclamata dalla chiesa, c’è bisogno che sia una parola che Dio stesso proclami, e che proclami riguardo se stesso. Se Dio parla riguardo se stesso, la caratteristica basilare e onnipervadente di questo parlare deve inevitabilmente essere "Io sono Dio."

Dio è Dio. Se la chiesa non proclama questa verità in tutte le sue implicazioni, in tutta la sua purezza e senza compromessi, essa non può predicare; non ha niente da dire. Se la chiesa non proclama questa verità, non come uno dei principi della sua fede ma come la verità di tutte le verità, non occasionalmente ma sempre, essa perde il diritto e manca del potere di dire alcunché riguardo l’uomo, il mondo, Cristo, la salvezza, la vita e la morte, il peccato e la grazia. E’ a questa suprema chiamata della chiesa che il Signore stesso richiama l’attenzione del suo popolo e gli raccomanda in Isaia 43:12: "Voi siete miei testimoni, dice l’Eterno, che io sono Dio."

Se Dio vuole, faremo di questo tema – cioè che Dio è Dio – la nota fondamentale, qualunque sia l’argomento della nostra discussione: Dio, l’uomo, Cristo, la salvezza, la chiesa, il mondo, il peccato, la grazia, la vita o la morte. Non obiettare che esprimiamo una mera tautologia oppure che ci rendiamo colpevole di esprimere una tautologia, una vana ripetizione, quando diciamo che Dio è Dio, come se ad un uomo fosse chiesta la definizione di un cavallo ed egli rispondesse "Un cavallo è un cavallo", o come se gli venisse di descrivere un albero e rispondesse "Un albero è un albero", o come se gli fosse chiesto, "Cos’è un triangolo?" ed egli rispondesse "Un triangolo è un triangolo." In questi casi tu giudicheresti giustamente che quest’uomo non abbia detto niente, che si sia reso colpevole di una vana ripetizione perché egli non da alcuna ulteriore conoscenza del cavallo, o dell’albero, o del triangolo. Egli ha completamente fallito nel dare definizioni.

Fintanto che tu domandi riguardo qualche oggetto creato o prodotto dall’uomo, tu puoi giustamente aspettarti una definizione. Ma ciò non può essere applicato a Dio. Egli non può essere definito. La creatura appartiene al nostro mondo. Ma Dio non appartiene al nostro mondo. Egli è Dio. La creazione è l’oggetto della nostra percezione ed investigazione. Dio non è un tale oggetto. Egli è l’invisibile, l’infinito, l’eterno, colui che dimora in una luce inaccessibile. La creatura si dice una di molti; Dio è uno. La creatura può esser comparata, classificata e definita; Dio è l’incomparabile e colui che non potrà mai venir definito.

L’uomo può sia affermare che negare che la creatura esiste. Possiamo descrivere la creatura e dire cosa sia. Eventualmente possiamo tracciare le sue origini e dire da dove venga, ma su Dio, chi può dire qualsiasi cosa? L’uomo – il mero uomo – non può affermare che Dio è o negare la sua esistenza. Qualsiasi cosa l’uomo dica da se stesso riguardo Dio è sicuramente una menzogna. Solo quando ascoltiamo la parola di Dio come Lui la esprime riguardo se stesso possiamo conoscerlo e parlare di Lui. E’ proprio questa verità che noi tentiamo di esprimere nella proposizione Dio è Dio. Tramite essa noi non solo ammettiamo, ma anche esprimiamo enfaticamente che non possiamo definirlo, che da noi stessi non possiamo ne conoscere ne dire alcunché riguardo lui, che non potremmo nemmeno dire Dio se non ci parlasse lui per primo riguardo se stesso. Dio è Dio!

La chiesa è un testimone: testimonia che Dio è Dio. Questa è la sua chiamata. Per questo stesso proposito essa fu scelta e chiamata fuori dal mondo. Il fatto che essa sia testimone implica che essa ascolta e crede la parola di Dio. Essa è il recipiente della rivelazione. Nel momento in cui proclama che Dio è Dio, essa non parla da se stessa, ma parla attraverso la rivelazione.

Una cosiddetta chiesa che nega la rivelazione di Dio non può essere una testimone di Dio. Una chiesa che pone la ragione, la filosofia, l’esperienza o qualsiasi altra cosa al posto della rivelazione, non ha un messaggio. Essa non può predicare che Dio è Dio.

La vera chiesa non pretende di conoscere qualcosa su Dio da se stessa. Essa vive e prende tutta la sua conoscenza di Dio dalla sua rivelazione. Da questa rivelazione essa comprende che Dio le ha parlato in tempi passati, e che in questi ultimi giorni le ha parlato tramite il Figlio, "che egli ha costituito erede di tutte le cose, per mezzo del quale ha anche fatto l'universo. Egli, che è lo splendore della sua gloria e l'impronta della sua essenza" (Ebrei 1:2-3). La chiesa vive per la parola di Dio, perché essa possiede questa parola nelle Sacre Scritture, e attraverso queste Scritture Dio parla ancora alla sua chiesa tramite lo Spirito Santo che le ha donato. La chiesa, perciò, ascolta davvero la parola di Dio.

Per mezzo di questa parola, Dio annuncia chiaramente che egli è Dio.: infinitamente diverso da e trascendente sopra tutto ciò che è chiamato creatura; magnifico in potenza e saggezza; colui dal quale, per il quale e nel quale sono tutte le cose. Egli non è come la creatura. Egli è Dio, perché Egli si rivela come il creatore di tutte le cose. Egli chiama le cose che non sono come se fossero (Romani 4:17). Solo il Dio che è Dio è capace di creare. Nessun idolo ha questo potere. L’uomo può solo chiamare le cose che sono, Dio chiama le cose che non sono. "I cieli furono fatti per mezzo della parola dell'Eterno, e tutto il loro esercito mediante il soffio della sua bocca." (Salmo 33:6). Quando Dio disse "Sia la luce!" (Genesi 1:3), ci fu la luce. "Poiché egli parlò e la cosa fu; egli comandò e la cosa sorse." (Salmo 33:9). Quindi, la chiesa per fede conosce e ribadisce "che l'universo è stato formato per mezzo della parola di Dio, sì che le cose che si vedono non vennero all'esistenza da cose apparenti." (Ebrei 11:3).

Attraverso questa rivelazione di se stesso come creatore, Dio da testimonianza alla chiesa che Egli è, e che Egli è Dio. Egli chiama la chiesa attraverso la sua parola e il suo Spirito:

A chi dunque mi vorreste assomigliare, perché gli sia pari? … Levate in alto i vostri occhi e guardate: Chi ha creato queste cose? Colui che fa uscire il loro esercito in numero e le chiama tutte per nome; per la grandezza del suo vigore e la potenza della sua forza, nessuna manca. (Isaia 40:25-26)

Egli è colui che sta assiso sul globo della terra, i cui abitanti sono come cavallette; egli distende i cieli come un velo e li dispiega come una tenda in cui abitarvi. (Isaia 40:22)

E’ per questa ragione sopra tutte che la chiesa non può accettare la possibilità della teoria dell’evoluzione o anche solo fare un compromesso con essa. La chiesa ascolta la parola di Dio attraverso la chiara testimonianza della creazione a lei rivolta che Dio è Dio.

Un altro elemento nella rivelazione ancora più chiaro e glorioso proclama che Dio è Dio. Egli non solo chiama le cose che non sono come se fossero, ma inoltre vivifica dalla morte. Egli non solo è creatore, ma egli è anche redentore. L’uomo cadde, e noi giaciamo nel mezzo della morte. L’ira di Dio ci uccise, e non c’è via d’uscita. Nemmeno tutto l’ingegno e la sapienza e la potenza dell’uomo può mostrarci la via d’uscita dalla morte. Ma Dio è Dio. Nella pienezza dei tempi Egli mandò il suo unigenito Figlio nel mondo. Il suo nome è infatti "mirabile" (Isaia 9:5). La Parola di Dio che è con Dio ed è Dio – tramite la quale tutte le cose furono fatte e senza la quale niente di ciò che è fatto fu fatto – questa Parola "è stata fatta carne, ed è abitata fra noi" (Giovanni 1:1, 3, 14). Ed egli entrò nella nostra morte, nelle più profonde tenebre della nostra miseria, perché egli fu consegnato per le nostre trasgressioni. Con la sua morte egli redense i suoi che Dio gli donò prima della fondazione del mondo, ed ottenne per loro giustizia, vita e gloria eterne. Dio lo risuscito dalla morte. Nella risurrezione di Gesù Cristo, Dio rivelò se stesso come colui che vivifica dalla morte. In tal modo Dio disse alla chiesa che Egli è Dio perché il Dio nel nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, dona alla sua chiesa lo Spirito di saggezza e di rivelazione per la conoscenza di Se Stesso e illumina gli occhi della sua comprensione in modo che possa conoscere "qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi che crediamo secondo l'efficacia della forza della sua potenza, che egli ha messo in atto in Cristo, risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra nei luoghi celesti" (Efesini 1:19-20). Tramite la risurrezione di Gesù Cristo dai morti Dio dice alla chiesa che egli è Dio.

Essere testimone di ciò implica per la chiesa non solo che ascolti e che creda alla parola di Dio e professi di conoscere niente riguardo Dio da se stessa, ma significa anche che la chiesa parla e che il suo parlare è rigorosamente una testimonianza. La chiesa è chiamata a parlare. Ha autorità per parlare. Non ha scelta a riguardo perché Dio la ha scelta e predisposta per questo stesso proposito. Essa non ha ne l’alternativa di parlare ne di non parlare, ne la scelta di ciò che deve essere il contenuto del suo parlare. Deve sempre dire, "Dio è Dio." La chiesa non può astenersi dal parlare perché la chiamata divina che ha è irresistibile. Quando Dio dirige la sua parola onnipotente alla chiesa dicendo "Voi siete miei testimoni," questa parola diventa un fuoco nelle sue ossa, un potere travolgente che spinge la chiesa a parlare. Questa è la ragione per cui la chiesa istituisce i ministri della parola ovunque essa si manifesti nel mondo. Essa deve proclamare che Dio è Dio. La caratteristica e la forma del suo parlare è quello di una testimonianza in quanto essa testimonia la parola di Dio che ha ascoltato.

La chiesa non fa filosofia intorno a Dio. Non pretende di provare che Dio è, o che egli è Dio. Spesso la chiesa è tentata dalla potenza dell’opposizione di dimenticare il suo carattere di testimone. Di fronte a coloro che negano che Dio è e che egli è Dio, essa tenta di dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio. Argomenta che il mondo debba avere una causa e che questa causa è Dio. Oppure osserva che debba esistere un inizio e che corrisponde all’idea universale di Dio negli uomini. Oppure la chiesa evidenza il disegno innegabilmente manifesto in tutte le cose e tenta di trarre la conclusione che ci debba essere un architetto e che questo architetto è Dio. Per quanto possano essere ben argomentati questi tentativi, essi sono completamente privi della capacità di dimostrare che Dio è Dio. Nel fare questi tentativi, la chiesa dimentica il suo carattere di testimone e sconfina nel dominio della filosofia. Ma la filosofia non può mai trovare il Dio che è Dio. L’umana ragione non può mai trovare colui che giace al di là del raggio della stessa ragione. Il finito non può provare l’esistenza dell’infinito.

Pertanto, quando la chiesa parla, il suo parlare deve assumere sempre la forma di testimonianza. Essa deve predicare, e predicare è testimoniare. Ciò non significa che la testimonianza della chiesa è irrazionale, ma significa che la chiesa parla solo per mezzo della rivelazione. Piuttosto, è irrazionale dire che Dio non esiste o negare che Egli è Dio. E’ anche irrazionale pretendere che noi possiamo dire qualcosa su Dio da noi stessi. Ciò che Dio dice riguardo se stesso, che è la parola di Dio che la chiesa ascolta, è razionale nel senso più alto. La chiesa parla solo per mezzo della rivelazione. Essa testimonia di quello che ha ascoltato della parola di Dio. Essa è testimone. Solo come una testimone ha la possibilità di proclamare che Dio è Dio

Questa testimonianza della chiesa sulla più fondamentale di tutte le verità – che Dio è Dio – è e deve essere opposta dal mondo, dall’uomo naturale. L’opposizione che il mondo fa a questa testimonianza non è da spiegarsi come un mero errore intellettuale o una errore di ragione. Piuttosto, la sua causa deve esser cercata nel peccato. L’opposizione è etica. Uno, parlando da se stesso, proclama menzogna. La sua menzogna è "sareste come dei" (Genesi 3:5, Diodati). Ciò equivale a dire "Dio non è Dio." Adamo preferì questa menzogna alla parola di Dio. E l’uomo la preferisce ancora, perché è nelle tenebre. La mente carnale è inimicizia contro Dio. Perciò, il peccatore, la mente carnale contraddice sempre la verità fondamentale che Dio è Dio.

L’opposizione del peccatore assume forme ed espressioni diverse in vari modi. Il pagano, anche quelli del mondo Greco-Romano, celebrati per la loro cultura, esprimono questa opposizione rappresentando Dio come un immagine di uomo o di bestia. Paolo scrive di questo errore in Romani 1:21-23:

Poiché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno però glorificato né l'hanno ringraziato come Dio, anzi sono divenuti insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intendimento si è ottenebrato. Dichiarandosi di essere savi, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria dell'incorruttibile Dio in un'immagine simile a quella di un uomo corruttibile, di uccelli, di bestie quadrupedi e di rettili.

Non c’è bisogno di produrre un immagine d’oro o d’argento o di pietra o di legno al fine di esprimere questa gravissima opposizione. Tutta la filosofia che rifiuta di vivere per rivelazione commette la medesima corruzione. Talvolta esse nega direttamente chi Dio è, denominandosi orgogliosamente ateismo e facendo così la più irrazionale affermazione nel nome della ragione. "Non c'è Dio," dice lo stolto in cuor suo (Salmo 14:1).

In altri momenti la filosofia identifica Dio con il mondo. Il panteismo nega la trascendenza di Dio e di conseguenza contraddice la verità che Dio è Dio. Se Dio è il mondo e il mondo è Dio, egli appartiene al mondo nel tempo e nello spazio e non può essere l’infinito, l’eterno, l’immutabile e l’incommensurabile Dio.

La filosofia chiama anche il suo dio "la causa prima", la causa di tutte le cause. Ma anche così questo dio non è Dio, perché la causa appartiene all’effetto. Se Dio è la prima causa del mondo, egli appartiene al mondo e non è affatto Dio.

L’uomo che rifiuta di ascoltare la parola di Dio, che sta in inimicizia contro Dio e che parla da se stesso riguardo Dio, contraddice sempre la testimonianza della chiesa che Dio è Dio.

Questa opposizione non è un errore innocuo. Nessuno può negare che Dio è Dio impunemente, perché Dio avrà il suo onore e sarà glorificato come Dio. Egli è colmo di santa ira contro tutto coloro che calpestano nella polvere la sua gloria e il suo onore. La sua ira è rivelata in questo: negando che Dio è Dio, il mondo è condotto alla e in realtà cerca la sua stessa distruzione.

L’apostolo Paolo parla di questo nel memorabile primo capitolo dell’epistola ai Romani. Le sue parole potrebbero essere dura da ascoltare per noi, ma la loro verità può essere afferrata in ogni settore della vita nel mondo moderno ovunque sia negato che Dio è Dio. L’apostolo scrive questo perché gli uomini "non l'hanno però glorificato né l'hanno ringraziato come Dio" (Romani 1:21); perché essi "hanno mutato la gloria dell'incorruttibile Dio in un'immagine simile a quella di un uomo corruttibile, di uccelli, di bestie quadrupedi e di rettili." (v. 23); e perché essi "hanno cambiato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura, al posto del Creatore, che è benedetto in eterno" (v. 25) – siccome essi hanno fatto tali cose, "Dio li ha abbandonati all'impurità nelle concupiscenze dei loro cuori, sì da vituperare i loro corpi tra loro stessi" (v. 24); li ha abbandonati a "passioni infami" (v. 26) e ad "una mente perversa, da far cose sconvenienti" (v. 28). In questo modo l’uomo è stato rivelato come "essendo ripieni d'ogni ingiustizia, fornicazione, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, omicidio, contesa, frode, malignità, ingannatori, maldicenti, nemici di Dio, ingiuriosi, superbi, vanagloriosi, ideatori di cose malvagie, disubbidienti ai genitori, senza intendimento, senza affidamento, senza affetto naturale, implacabili, spietati" (v. 29-31).

Forse tu dirai, come le persone di Capernaum a Gesù, "Questo parlare è duro, chi può ascoltarlo?" (Giovanni 6:60, Diodati). Tuttavia, non immaginare che queste terribili accuse sono rivolte contro le orde e le tribù incivili delle zone selvagge dell’Africa, perché l’apostolo le scrisse per il mondo Greco-Romano, orgoglioso del suo progresso nell’arte e nella scienza e nella cultura e in questa sorta di cose, vantandosi del suo potere e della sua conoscenza della giustizia umana. Inoltre, ricorda che tutte queste corruzioni non sono dovute a qualche mancanza di cultura ma alla negazione della verità fondamentale che Dio è Dio. L’opposizione alla testimonianza della chiesa è vissuta e concretizzata nell’intera vita dell’uomo: la vita del suo corpo, la vita della sua anima, la vita della sua mente e la vita della sua volontà. In ogni campo della vita, il suo opporsi porta i suoi frutti: in casa e nella società, nelle relazioni nazionali e internazionali. Il risultato è la distruzione. Pertanto, la chiesa deve proclamare enfaticamente la testimonianza che Dio è Dio contro tutti coloro che oppongono la verità e la cambiano in menzogna.

Benedetto è, infatti, il popolo che conosce questo Dio che è Dio benedetto per sempre. E’ vero che Dio è Dio, e per questo non può essere compreso. Il finito non può comprendere; il tempo non può misurare l’eternità. Ma c’è una differenza tra conoscenza e comprensione, e la comprensione non è necessaria alla conoscenza. Sebbene nella testimonianza che Dio è Dio la chiesa confessa che Dio non può essere compreso, la chiesa proclama anche che Egli è conoscibile, e che è conosciuto. Egli è conosciuto perchè ha rivelato se stesso. Egli ha rivelato Se Stesso non solamente come Dio, ma anche come Padre nel nostro Signore Gesù Cristo, il quale ama la sua chiesa con un eterno ed insondabile amore; colui che riconcilia a se stesso il suo popolo, non imputandogli le loro trasgressioni; colui il quale li libera dal potere della morte e del peccato e colui che dona loro vita eterna nella conoscenza di se stesso.

Noi conosciamo Dio in Cristo Gesù nostro signore, e questo non meramente con la nostra testa, intellettualmente, così come la teologia lo conosce; noi lo conosciamo anche con i nostri cuori, spiritualmente, così che noi proviamo che egli è buono e la straripante fonte di ogni bene. Noi lo conosciamo e abbiamo comunione con lui e lo ascoltiamo dirci che noi siamo i suoi amici, i suoi figli e le sue figlie. Noi lo conosciamo, e in questa conoscenza noi abbiamo vita eterna. "Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato." (Giovanni 17:3).

Possa la chiesa di Gesù Cristo nel mondo capire chiaramente la sua chiamata e proclamare enfaticamente - sempre e ovunque – che Dio è Dio!

("God is God," il primo capitolo tratto da Knowing God and Man [Reformed Free Publishing Association, 2006, pp. 3-12]. Traduzione italiana: Marco Barone.)

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